Condanna a 8 anni, 5 mesi e 20 giorni in cassazione per estorsione col metodo mafioso. La squadra mobile della questura di Enna ha eseguito un arresto. Dietro le sbarre uno dei tre appartenenti al clan. Nel 2018 la polizia li arrestò tutti e tre. Finirono nella rete della giustizia dopo una certosina indagine sfociata nell’ambito dell’operazione “Ottagono”.
La ricostruzione processuale
L’attività investigativa permise di rilevare che il condannato si era reso responsabile di una tentata estorsione. Vittima un imprenditore edile. Era inoltre riuscito anche ad esercitare significative influenze nella gestione comunale della raccolta dei rifiuti e dell’appalto sulla potatura di alberi. Inoltre, sempre secondo quanto confermato nel corso dei vari gradi di giudizio, aveva organizzato intrattenimenti a vantaggio di un’attività commerciale da lui stesso gestita.
La soddisfazione del questore
La squadra mobile ha condotto l’uomo nella casa circondariale di Caltanissetta dove sconterà la pena. Il questore di Enna ha espresso piena soddisfazione anche per l’esito processuale di una indagine condotta dalla Squadra Mobile nel contrasto alle consorterie mafiose del territorio.
Perché scattò l’indagine
Il condannato, insieme agli altri due che furono arrestati con lui, venne indicato vicino al boss della Sicilia orientale Salvatore Seminara. Quest’ultimo fu scarcerato nel 2013 per scadenza dei termini di custodia e considerato al vertice della famiglia mafiosa di Caltagirone. L’indagine scattò in seguito al grave danneggiamento subito da un imprenditore edile che si era rifiutato di consegnare una somma di denaro. Soldi richiesti come “contributo per i detenuti”.
Influenze anche sul Comune
Vennero fuori anche influenze sul Comune di Aidone, in particolare, nella gestione della raccolta dei rifiuti e della potatura di alberi. L’indagine si è avvalsa anche delle dichiarazioni dei collaboratori Leonardo Messina e Paolo Severino. Il clan considerato referente per il territorio di Aidone. Sarebbe legato strettamente anche alla famiglia di Raddusa, della quale facevano parte i fratelli Rino Simonte e Giuseppe. Clan anch’esso controllato dallo stesso Seminara.
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