“Dichiarare Messina come “Zona Rossa” da cui sia precluso uscire e in cui sia vietato entrare se non al personale sanitario e a tutti coloro che sono impegnati nel contrasto della diffusione del contagio. E’ questa la richiesta che viene da un gruppo di deputati regionali dell’Assemblea Regionale Siciliana al Presidente della Regione Nello
Musumeci.

Per gli otto parlamentari (Marianna Caronia, Giovanni Bulla e Antonio Catalfamo – Lega, Luisa Lantieri e Giuseppe Gennuso – Ora Sicilia, Carmelo Pullara e Giuseppe Compagnone – Popolari-Autonomisti e Stefano Pellegrino – Forza Italia) “è una decisione necessaria, a fronte dei focolai presenti in città per garantire la tutela della cittadinanza e per evitare una pericolosa recrudescenza dell’epidemia. Bisogna quindi agire compiendo scelte drastiche, ma necessarie e senza esitazioni, come già fatto per Agira, Salemi e Villafrati, dove risultano contagiate più di 80 persone e si sono già registratinumerosi decessi”.

Secondo i deputati che hanno sottoscritto la richiesta “non è più possibile indugiare e qualunque ritardo può trasformarsi in danno. In un momento di grande emergenza che non è solo locale o nazionale e che ha raggiunto una dimensione globale, tutti devono fare la propria parte, contribuendo nel miglior modo possibile a trovare soluzioni, soprattutto in vista del picco epidemico previsto tra fine marzo e inizio aprile”.

Gli stessi deputati hanno anche sottolineato: “E’ finalmente chiaro a tutti che è cruciale tenere sotto controllo la diffusione del virus nel Mezzogiorno del Paese e in Sicilia. Va dato atto al Presidente della Regione di avere previsto i controlli per tutto il personale sanitario attraverso il tampone perché si mettessero in sicurezza gli operatori e i pazienti. Questa scelta, ottima e necessaria, ha visto in parallelo il coinvolgimento dei laboratori privati convenzionati con il SSR, attraverso un avviso che ieri è stato emanato. Ma se l’intento era quello di potenziare in maniera capillare l’intero territorio regionale avvalendosi delle strutture private, l’avviso di
ieri la cui scadenza è oggi (appena dopo 24 ore) pone parecchie limitazioni ad escludendum. Particolare limitante appare il fatto che si chiede alle strutture di specificare da subito il tipo ed il costo del tampone che utilizzeranno, in un momento in cui le scorte sono sempre minori ed i costi soggetti a mutamenti continui. Il risultato rischia dunque di essere opposto a quello desiderato, con interi provinciali che resteranno scoperti dalla possibilità di avere esami diffusi e rapidi. Senza volere alimentare critiche, ci permettiamo di suggerire di rivedere i contenuti dell’avviso perché lo stesso non abbia una scadenza temporale, quindi ad aggiornamento continuo, mettendo in condizione tutte le strutture presenti sul territorio, che ne abbiano le condizioni tecnico/scientifiche, di poter dare manforte in un momento senza precedenti, nel quale la velocità di accertamento del contagio è la vera arma per sconfiggere il virus, salvando la vita dell’interessato ed al contempo limitando il propagarsi del virus”