“Occultate le risultanza delle indagini geologiche del 2016 che confermano l’esistenza di oltre 1000 l/s di acqua presente nel territorio messinese che potrebbe essere utilizzata al posto della condotta di Fiumefreddo. Dall’analisi della gestione dell’Amam si evidenziano ben 10 milioni di euro di sprechi frutto di una cattiva gestione poco oculata con spese clientelari e servizi inefficienti per i cittadini. Inoltre si continuano a sprecare fondi continuando a gestire l’approvvigionamento con la condotta di Fiumefreddo, mentre si potrebbe tranquillamente utilizzare parte delle tante fonti d’acqua presenti a Messina per oltre 1000 l/s come evidenziato dagli studi geologici del 2016 opportunamente occultati. Inoltre si stanno perdendo finanziamenti europei che sarebbero fondamentali per rendere efficiente ammodernare il servizio e l’infrastruttura”. A dirlo Cateno De Luca, candidato a sindaco di Messina durante una conferenza stampa sulla gestione dell’Amam.
“Il costo per i cittadini – prosegue De Luca – di questa cattiva gestione è pazzesco: il dato è allarmate: 2/3 dell’acqua immessa nell’acquedotto viene sprecata e/o non fatturata. La perdita di acqua, dichiarata sempre dall’AMAM, e confermata nella risposta all’interrogazione in commissione consiliare in data 28.04.2016 verbale 18/2016, è di circa il 25/30%, anche se dalla relazione Cittadinaaattiva di Marzo 2016 (Il servizio idrico integrato), tale dato viene indicato in 35%.L’Amam dichiara inoltre che solo il 40/50% dell’acqua immessa nell’acquedotto viene fatturata, in quanto come già specificato il 25/30% viene perso e un altro 25/30% viene “rubato”, cioè prelevato da utenze senza che siano inserite a ruolo ordinario per la fatturazione. Ci sono oltre 15.000 utenze abusive: ad un primo controllo, quindi, sembra una enorme anomalia la presenza di sole “88.459” prese a fronte di 99.704 famiglie residenti (Elaborazioni Urbistat su dati ISTAT) in singole unità abitative, circa 13.500 attività commerciali/industriali e di servizi (come dalla relazione URBES 2015 dell’ISTAT). Quindi un sistema che penalizza chi paga regolarmente e avvantaggia i furbi”.
“Gli interventi – ha detto l’assessore designato alle risorse energetiche Carlotta Previti – sulle risorse idriche inseriti nel Masterplan non sono corredati da progettazione esecutiva e rischiano di non poter essere finanziati. Le risorse finanziarie previste dall’Asse 5 Po Fesr 2014-2020 – Cambiamento climatico, prevenzione gestione rischi ammontano a 295,3 mln di euro, ma occorrono i progetti esecutivi. Infatti, il comune di Messina ha già perso i primo finanziamento di 3 milioni di euro per non aver partecipato al bando scaduto ad ottobre 2017”.
“Attraverso una opportuna campagna di lettura interpretativa del territoritorio/ conoscenza – ha detto anche l’assessore designato alle infrastrutture Salvatore Mondello – è possibile addivenire a soluzioni progettuali alternative alle attuali soluzioni (condotta Fiumefreddo) adottate dispendiose sotto il profilo manutentivo e soprattutto non più aderenti alle mutate situazioni del territorio (Dissesto idrogeologico dei versanti attraversati dalla condotta”.
Un dato per tutti: si spendono oltre 6 milioni di euro di energia elettrica per portare l’acqua da Catania a Messina
“I Bilanci dell’Amam – conclude De Luca – sono di dubbia veridicità con investimenti clientelari a discapito degli investimenti produttivi: solo circa 5 milioni per turbine elettriche e zero euro per ricerche idriche ed ammodernamento della rete di distribuzione dell’acqua. L’Amam chiude i vari bilanci in attivo ovviamente per circostanze non legate all’attivo del valore della produzione. L’importo del fondo di svalutazione crediti non sembra essere adeguato alla quantità enorme di crediti riportati degli ultimi 15 anni. Il valore del fondo al 31.12.2016 è stato fissato in circa 21 milioni di euro a fronte di un monte crediti verso utenze di oltre 92 milioni (che sale oltre 100 milioni con i crediti nei confronti del comune di Messina). L’Amam non ha rinnovato la concessione di Fiumefreddo e questo provocherà sanzioni e recupero dei canoni non corrisposti. Tutto ciò causerà un aggravio dei costi per gli utenti”.
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