La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di confisca emesso dal tribunale di Messina della sezione misure di prevenzione che ha colpito due immobili nella disponibilità di un soggetto considerato “affiliato” all’associazione mafiosa operante nella zona nord della città. I sigilli sono arrivati a conclusione di una articolata indagine economico-finanziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Messina. Il provvedimento è stato emesso dal direttore della Dia e dal procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, Maurizio De Lucia.

Uomo di fiducia

Nell’ambito dell’associazione mafiosa di riferimento, l’uomo finito nel mirino delle indagini patrimoniali avrebbe assunto un ruolo apicale: forte di un solido rapporto fiduciario col capo clan, gli veniva affidata la detenzione e custodia delle armi da fuoco della stessa organizzazione e gli “veniva ritagliato un ruolo di primo piano quale addetto anche alle estorsioni”, come dimostra il suo coinvolgimento nell’episodio estorsivo condotto ai danni di un imprenditore minacciato affinché non partecipasse alle procedure per l’affidamento di una struttura turistico-balneare in località Mortelle sulla quale il clan aveva indirizzato i propri interessi.

Una condanna a 19 anni

A riprova della stretta affiliazione negli affari dell’associazione mafiosa, nell’aprile del 2020 il tribunale di Messina ha condannato l’uomo alla pena di anni 19 di reclusione. L’odierno provvedimento di confisca ha, quindi, confermato quanto accertato dalla Dia in sede di indagini patrimoniali circa la provenienza illecita dei beni, già sottoposti a sequestro.

Ad ottobre altra confisca

Sempre la Dia nell’ottobre scorso aveva eseguito un decreto di confisca, emesso dal tribunale di Messina, sull’ingente patrimonio nella disponibilità di un noto imprenditore edile di Barcellona Pozzo di Gotto, Domenico Giuseppe Molino, risultato contiguo alla famiglia mafiosa “barcellonese” che storicamente ha controllato la fascia tirrenica della provincia messinese. Il provvedimento era scaturito da complesse indagini economico-finanziarie. Con il procedimento “Gotha VII” venne giudizialmente confermata, tra l’altro, la caratura criminale dell’imprenditore, condannato a 11 anni per il reato di estorsione aggravata per aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa.

 

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