«Quando viene somministrato un richiamo del vaccino di Johnson & Johnson, come per tutti gli altri vaccini, la forza della protezione contro il Covid-19 aumenta ulteriormente».
In particolare, «lo studio di fase 3 ‘Ensemble 2’ ha dimostrato che una seconda dose del vaccino di Johnson & Johnson, somministrata 56 giorni dopo la prima, ha fornito il 100% di protezione contro le forme gravi/critiche di Covid». E oltre a questi dati a 2 mesi, ce ne sono altri secondo cui il richiamo ‘omologo’ «a 6 mesi ha fornito un aumento degli anticorpi di 12 volte».
Così Janssen, divisione farmaceutica di Johnson & Johnson (J&J), mentre in Italia si prospetta l’ipotesi di un richiamo ‘eterologo’ per chi ha ricevuto lo scudo anti-Covid monodose. L’azienda, in uno statement diffuso per fare il punto sulle evidenze ad oggi disponibili in merito al suo vaccino, sottolinea anche «i dati ad interim dello studio ‘MixNMatch’ del National Institute of Allergy and Infectious Disease (Niaid)» americano: «Hanno dimostrato – evidenzia – che un richiamo del vaccino di J&J contro Covid-19 aumenta la risposta immunitaria indipendentemente dalla vaccinazione primaria di una persona, e confermano i dati precedentemente pubblicati sul forte aumento della risposta immunitaria quando il vaccino di Johnson & Johnson viene somministrato come richiamo».
Comunque, secondo quanto appreso da Agenzia Nova, nelle prossime tre riunioni della Commissione consultiva tecnico-scientifica dell’AIFA, programmate per il 28 ottobre e 2-3 novembre, dovrebbe essere esaminata la questione della nuova dose per vaccinati con Johnson&Johnson, così come la terza dose di Moderna approvata da Ema. È ipotizzabile che per la nuova inoculazione venga utilizzato un vaccino a mRna, ovvero Pfizer o Moderna.
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