Il Tribunale di Varese ha condannato Riccardo Bossi, primogenito del fondatore della Lega Umberto Bossi, a un anno e quattro mesi di reclusione per maltrattamenti nei confronti della madre, Gigliola Guidali. La sentenza è stata emessa in primo grado oggi, 18 giugno. L’avvocato difensore, Federico Magnante, ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza, attese entro 90 giorni.

I fatti del 2016: tensioni familiari ad Azzate

I fatti contestati risalgono al 2016, quando Riccardo Bossi, allora 35enne, torna a vivere nella casa materna ad Azzate, in provincia di Varese. La convivenza, descritta come forzata, genera tensioni crescenti. Secondo l’accusa, Bossi avrebbe avanzato continue richieste di denaro alla madre, accompagnate da comportamenti aggressivi. Tra gli episodi più gravi, la Procura segnala un alterco in cui l’imputato avrebbe spinto la madre, facendole sbattere la testa contro il muro. In un’altra occasione, il clima di tensione avrebbe spinto Gigliola Guidali a lasciare la propria abitazione per sfuggire al figlio. Questi episodi, dettagliati nel capo d’imputazione, dipingono un quadro di maltrattamenti che hanno segnato profondamente la dinamica familiare.

La querela ritirata, ma il processo continua

Gigliola Guidali, inizialmente, presenta una denuncia per maltrattamenti e minacce. Tuttavia, durante il processo, la donna ritira la querela, dichiarando in aula che i rapporti con il figlio si sono normalizzati e che ogni frattura familiare è stata ricomposta. “I rapporti con mio figlio sono tornati sereni”, ha affermato la madre davanti al giudice, secondo quanto riportato dalle fonti. La remissione della querela comporta la caduta dell’accusa di minacce, ma il reato di maltrattamenti rimane perseguibile d’ufficio, come previsto dal Codice Penale italiano. Il Tribunale di Varese, dunque, procede con il giudizio, ritenendo sufficienti le prove raccolte per la condanna.

La difesa respinge le accuse

Riccardo Bossi, che non si è mai presentato in aula durante il processo, respinge ogni addebito tramite il suo legale. L’avvocato Federico Magnante sottolinea la determinazione a contestare la sentenza in appello, evidenziando incongruenze nelle accuse. La difesa sostiene che le dinamiche familiari, seppur complesse, non giustifichino la condanna per maltrattamenti, e punta a ribaltare il verdetto nei successivi gradi di giudizio.

Un passato giudiziario turbolento

La condanna per maltrattamenti non è l’unico episodio giudiziario che coinvolge Riccardo Bossi. A gennaio 2025, il figlio di Umberto Bossi ha ricevuto una condanna a due anni e sei mesi, con rito abbreviato, dal Gup del Tribunale di Busto Arsizio. Il reato contestato in quell’occasione riguardava l’indebita percezione del reddito di cittadinanza per alcuni mesi.