- Pfizer/BioNtech, Moderna e AstraZeneca richiedono due dosi.
- Perché è necessario che sia così?
- E come viene imposto l’intervallo tra le due dosi?
Tre dei quattro vaccini autorizzati dall’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali, richiedono due iniezioni, ovvero Pfizer/BioNtech, Moderna e AstraZeneca.
Come spiegato da Futura-Sciences.com, la prima dose introduce nell’organismo l’antigene ‘bersaglio’ mentre la seconda iniezione ne rafforza l’azione e prolunga la durata della risposta immunitaria. Ciò riguarda soprattutto i vaccini a RNA messaggero.
Come chiarito da William Petri, professore di medicina presso l’Università della Virginia (USA), «questi vaccini hanno bisogno di una spinta per riattivare i linfociti T che stimoleranno i linfociti B della memoria che producono gli anticorpi».
Come viene impostato l’intervallo tra le due dosi?
Un portavoce di Alain Fischer, responsabile della strategia sui vaccini in Francia, ha spiegato che la risposta è basata su dati puramente empirici. Cioè, l’intervallo tra le due dosi è raccomandato dai laboratori stessi sulla base di studi clinici e non devono necessariamente essere presi ‘alla lettura’. A gennaio, ad esempio, la Francia ha deciso di posticipare la seconda iniezione del vaccino di Pfizer a 42 giorni anziché a 21 giorni come raccomandato. Nel Regno Unito, la seconda iniezione viene persino ritardata fino a 12 settimane dopo la somministrazione della prima dose.
Per quanto riguarda il vaccino AstraZeneca, uno studio pubblicato su The Lancet ha dimostrato che l’efficacia del vaccino è maggiore con un intervallo di 12 settimane rispetto a un intervallo di 6 settimane (81% contro 55%), con una risposta di legame anticorpale di due volte superiore. Insomma, allungare il tempo tra le dosi non sembra essere un problema. Soprattutto, questa strategia consente di vaccinare più persone possibili più rapidamente senza dovere mettere da parte le dosi.
Commenta con Facebook