Introdurre specifiche figure di supporto alla polizia provinciale nell’attuazione dei piani di controllo in merito alla “crescita incontrollata della popolazione della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali“. Prevedere una copertura assicurativa in caso di danni provocati dalla fauna selvatica, prevedere indennizzi al 100% dei danni provocati da fauna protetta e istituire un apposito comitato tecnico nazionale. Sono alcune delle richieste avanzate dalle Regioni, che lanciano l’allarme in audizione alla Commissione Agricoltura sulla situazione di “incontrollato sviluppo della fauna selvatica”, in particolare dei cinghiali.

La protesta delle Regioni

“La crescita incontrollata della popolazione della fauna selvatica, in particolare degli ungulati (cinghiali), è divenuta una vera e propria emergenza in tutto il Paese che provoca ingenti danni per l’agricoltura, incremento dell’incidentalità stradale con esiti a volte fatali e rischi di carattere igienico-sanitario legati alla propagazione di epizoozie, come la pesta suina africana (Psa), che possono mettere a repentaglio l’intero comparto zootecnico”, è questo il grido d’allarme lanciato dai rappresentanti della Conferenza delle Regioni nel corso di un’audizione alla Commissione Agricoltura della Camera.

“E’ urgente definire adeguati strumenti di intervento – spiega Cristiano Corazzari, assessore della Regione Veneto, in rappresentanza della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome – perché il quadro normativo nazionale è superato e deficitario. Bisogna rendere più efficaci le norme della Legge n. 157/1992 e della Legge Delrio per consentire un effettivo ripristino degli equilibri ambientali che la situazione di incontrollato sviluppo della fauna selvatica degli ultimi anni – conclude Corazzari – ha sostanzialmente compromesso”.

7 gli interventi proposti

Sette gli interventi proposti dagli assessori che hanno depositato un documento approvato oggi dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

1) Modificare l’articolo 19 della Legge n. 157/1992 introducendo la figura del coadiutore di cui possa avvalersi la polizia provinciale nell’attuazione dei piani di controllo. Fra i soggetti attuatori dei piani di controllo, la conferenza delle regioni propone di inserire, oltre al Corpo di Polizia Provinciale, alla Polizia locale e ai Carabinieri Forestali, anche dipendenti delle amministrazioni provinciali o regionali muniti di licenza di caccia (nel caso in cui la Polizia provinciale sia passata nei ruoli regionali) e le associazioni di protezione civile in campo faunistico. Inoltre il ricorso al piano di controllo deve essere possibile anche per motivi di “pubblica incolumità”, eventualmente anche riferiti ad interventi atti a prevenire o ridurre il rischio di incidenti stradali.
2) Rafforzare ed estendere il prelievo contenitivo degli ungulati anche nelle zone protette e in quelle percorse da incendio.
3) Prevedere adeguata copertura assicurativa attraverso l’inclusione di tale tipo di responsabilità nell’ambito delle polizze assicurative per Responsabilità Civile obbligatoria (RCA), oppure, in subordine, istituendo un apposito “Fondo danni incidentali” da fauna selvatica.
4) rafforzare i Corpi di Polizia provinciale, superando diverse criticità dovute agli attuali limiti alle assunzioni.
5) Trasferire integralmente alle Regioni che sopportano gli oneri della gestione della fauna selvatica tutti i proventi che attualmente vengono introitati dallo Stato per l’attività venatoria esercitata sul territorio.
6) Approvare definitivamente il decreto per indennizzi al 100% dei danni provocati da fauna protetta.
7) Riattivare il comitato tecnico faunistico nazionale, strumento ideale per riportare la discussione dei temi faunistico-venatori in seno al ministero delle politiche agricole e forestali.

Orrore ai Rotoli

Poche settimane fa lo scandalo dei cinghiali al cimitero dei Rotoli di Palermo.

Non bastano le inchieste e gli arresti di dipendenti “infedeli”, le mazzette, i guasti al forno crematorio e la perenne emergenza salme. Al cimitero dei Rotoli, il camposanto della vergogna a Palermo, si aggiunge un nuovo orrore. Branchi di cinghiali hanno invaso il cimitero scendendo dal Monte Pellegrino, in cerca di cibo. E lo hanno trovato, banchettando sui morti. Un oltraggio, l’ennesimo, che offende la memoria dei defunti e i loro parenti.

I varchi delle reti paramassi – come riportava il Giornale di Sicilia – sono stati oltrepassati dai cinghiali, che si sono diretti verso le sepolture, distruggendo alcune tombe e scavando sottoterra in cerca di cibo. Lapidi spaccate, divelte, vasi dei fiori e foto distrutte dalla furia delle zampate dei suini.

Via al Piano di abbattimento sulle Madonie

Dopo i sette giorni di corso a Petralia Sottana, per formare i selecontrollori delle alte Madonie, è iniziato a fine settembre a Castelbuono il corso di formazione per formare i selecontrollori delle basse Madonie, che avranno il compito di attuare i piani di cattura ed abbattimento dei suidi previsti dal piano di gestione adottato dall’Ente Parco per eliminare una volta per tutte l’emergenza suidi all’interno dell’area protetta.

L’assessore al Territorio e Ambiente Toto Cordaro: “Siamo assolutamente decisi a risolvere il problema. Per questo stiamo formando diverse decine di uomini che già dalle prossime settimane si porranno in contrasto a questa crescita indiscriminata di suidi all’interno del Parco delle Madonie. Si tratta di squadre che cacceranno secondo regole ben precise, approvate anche dal Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale. Fra queste ad esempio la provenienza dei selecontrollori, che devono essere soggetti residenti nei comuni del Parco, o il fatto che ogni squadra deve sempre essere accompagnata da un uomo in divisa, che sia un agente della forestale, della polizia municipale o anche un carabiniere. Dobbiamo dare un segnale preciso – conclude Cordaro – per far capire a tutti che su alcuni temi, come l’abbattimento dei suidi, stiamo agendo nel rispetto delle leggi e delle regole e non intendiamo tornare indietro”.

Troppi cinghiali

Quello del sovrappopolamento dei cinghiali nel Parco delle Madonie è un fenomeno ormai radicato che ha avuto origine ancor prima dell’istituzione dell’Ente di protezione ambientale e che gli uffici del Parco hanno dovuto affrontare fin dai primissimi anni. Per lungo tempo, a causa di una drammatica carenza normativa, l’Ente Parco si è dovuto limitare ad occuparsi degli indennizzi ma non ha mai rinunciato ad un ruolo più attivo ed efficace riuscendo, nel 2010, a dotarsi di un Piano di Gestione per il “selecontrollo” di questa specie ibrida ed oltremodo dannosa.

“Ci chiediamo perché in tanti luoghi del mondo la caccia, regolamentata, venga usata anche come volano economico. – prosegue Toto Cordaro – L’intelligenza, il buon senso e l’applicazione delle leggi ci devono far guardare avanti. Se oltre alla tutela dell’ambiente riusciamo anche a valorizzare le attività economiche ad essa connesse saremo riusciti a centrare l’intento che voglio perseguire”.

“Il Parco è pioniere in Sicilia per la soluzione di un problema che purtroppo si riscontra in tantissime altre aree della regione”, affermava il funzionario Alessandro Scelfo.

“Possiamo finalmente dire ad alta voce che le attività per risolvere il problema dei suidi nelle Madonie sono pienamente operativa – afferma il presidente dell’Ente Parco Angelo Merlino – già prima del periodo estivo, grazie ai primi 30 selecontrollori formati nel 2016 abbiamo avviato le prime attività, riuscendo ad abbattere 121 capi. Dopo la pausa estiva riprenderemo con maggiore forza grazie alla formazione di altri 60 selecontrollori. Intanto abbiamo acquistato 10 nuovi chiusini di cattura, 6 gabbie da affidare ai privati, recinti elettrificati, mangimi per attirare i suidi e foto-trappole per controllare i loro movimenti. Ci vorrà del tempo, ma finalmente ci sono tutte le condizioni per porre rimedio a questo problema che ha causato danno enormi”.

Proteste a Roma

In estate, lo scorso luglio, proteste a Montecitorio degli agricoltori. Franco Calderone, coordinatore di Equità Territoriale in Sicilia, il movimento fondato dal giornalista e scrittore Pino Aprile, interviene sul problema cinghiali: “Basta aspettare. Manifestazione a Palermo e class action contro la Regione siciliana” “Cosa succederebbe se i cinghiali, oltre a invadere i campi coltivati della nostra Isola, distruggendo le colture, cominciassero anche a invadere i luoghi della politica siciliana? Provate a immaginare nove o dieci cinghiali che si presentano davanti il portone di Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana? O davanti il portone di Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano? O magari davanti la sede dell’assessorato regionale all’Agricoltura dove, da anni, fanno finta che il problema cinghiali non esiste. Insomma, stiamo cercando di dire che non è facile sensibilizzare la politica siciliana su un problema gravissimo”.

Class action

“E’ inutile che ci prendiamo in giro – dice Calderone -. Il problema cinghiali, che riguarda tutta l’Italia, è ormai incancrenito. E le parole non bastano. E’ arrivato il momento di azioni concrete. Equità Territoriale Sicilia si impegna a contattare gli agricoltori siciliani di buona volontà le cui aziende sono state danneggiate dai cinghiali. Ormai i danni si contano ovunque: nei vigneti, negli ortaggi di piano campo, nei frutteti. Negli ultimi giorni i cinghiali hanno preso di mira le angurie di Mazara del Vallo. In molti casi i danni sono gravissimi e sono tutti a carico degli agricoltori, visto che la politica – in testa il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci – non vuole affrontare la questione. E’ arrivato il momento di organizzare una grande manifestazione di protesta a Palermo, davanti la sede del Governo siciliano. Una manifestazione alla quale dovrebbero partecipare gli agricoltori della nostra Isola direttamente toccati da questo problema e, in generale, tutto il mondo agricolo. Dobbiamo chiedere i giusti risarcimenti a una Regione siciliana immobile. Qualora la Regione non dovesse rispondere bisogna mettere in campo un’azione collettiva, giudiziaria e politica. Penso a una class action contro l’amministrazione regionale e penso anche a una sensibilizzazione collettiva del mondo agricolo in vista delle elezioni regionali del prossimo anno. La politica siciliana non può continuare a ignorare il problema cinghiali”.

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