“L’arresto di Messina Denaro dopo trent’anni di latitanza proprio nei giorni dell’esposizione della camicia intrisa di sangue di Rosario Livatino, giudice ucciso dalla mafia nel 1990, non può essere ascritto ad una mera casualità”. Lo afferma il prof. Alberto Gambino, prorettore vicario nell’Università Europea di Roma, ateneo che oggi ha accolto la reliquia del Beato della Chiesa. “La testimonianza di un uomo giusto e martire influenza con il suo esempio l’andamento della storia, che si realizza non ineluttabilmente ma attraverso comportamenti, passioni e scelte umane – prosegue Gambino – che segnano l’orizzonte del cammino dell’umanità nella storia”. “La storia – conclude il prorettore dell’Università Europea – è segnata dalla mano della Provvidenza e, per i credenti, l’odierno pellegrinaggio della reliquia del beato Livatino mentre viene catturato il più spietato dei boss stragisti, non può essere ascritto a mera casualità”.

Di Matteo: “Ma la mafia non è sconfitta”

“Una giornata importante per la lotta alla mafia ma sarebbe letale pensare che lo Stato abbia sconfitto Cosa Nostra”. Il magistrato Nino Di Matteo, noto per l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, che ha combattuto per una vita la criminalità organizzata siciliana, ne è certo: “È un madornale errore pensare che con l’arresto del boss Matteo Messina Denaro, la mafia sia finita”. Anzi,  la mafia ha ancora la forza per tornare ad attaccare il cuore del nostro Paese”, afferma il magistrato in un’intervista a La Stampa.

Quale è il valore di questo arresto? “Viene posta la parola fine alla latitanza di un uomo che è stato condannato definitivamente per le stragi del ’92 e ’93 e di altri delitti gravissimi. Un boss crudele”. La politica e il governo sono euforici. Ma si può parlare di una vittoria dopo una latitanza durata 30 anni? “Lo Stato avrà davvero vinto quando avrà approfondito e fatto chiarezza sul come e sul perché sia stata possibile una latitanza così lunga nonostante l’impegno di migliaia di agenti delle forze dell’ordine e di decine di magistrati – ha sottolineato Di Matteo -. Avevamo identikit molto fedeli, Messina Denaro ha vissuto a Palermo, è stato arrestato in una delle cliniche più frequentate della città”.

“È assai probabile – precisa – che la sua latitanza non sia dovuta solo all’abilità del fuggiasco ma anche alle protezioni di cui ha goduto”.

“E fino a quando non si chiariranno le coperture e le complicità non potremo dire di avere vinto”. Questo è un governo che si impegnerà a fondo nella lotta alla mafia? “Me lo auguro. Lo vedremo dai fatti. Non posso però non ricordare che di questo governo fa parte un partito, Forza Italia, fondato anche da Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per mafia”, conclude Di Matteo.

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