La Regione siciliana è senza soldi, e Musumeci, dopo aver scritto a Conte, si rimbocca le maniche per ‘tirare fuori dal pantano’ l’Isola. L’importo da recuperare entro fine anno per la manovra correttiva, oltre i tagli già noti, sale a 380 milioni.

Dopo la certificazione da parte della Corte dei Conti del disastro delle finanze regionali, il governo aveva calcolato che per la manovra correttiva servissero tra i 260 ed i 300 milioni di euro per raggiungere il complessivo miliardo da ‘saldare’ nel 2019. Ebbene, la cifra cambia, perché come si legge sull’edizione odierna del Giornale di Sicilia, ieri il governatore Musumeci e l’assessore all’Economia Armao hanno informato i sindacati che servono altri 80 milioni in più.

I primi 300 milioni sono necessari per recuperare il maxi disavanzo accertato dalla Corte dei Conti, si tratta di vecchi errori contabili ma la cifra è ‘importante’: un miliardo e 100 milioni solo per il 2019. Gran parte di questa somma era stata già accantonata ma mancavano ancora all’appello fra i 260 e i 300 milioni.

Ma non finisce qui, perché la Corte dei Conti ha contestato una manovra fatta dal governo Crocetta relativa allo spostamento a carico del fondo nazionale per la sanità delle rate di un vecchio mutuo. Operazione che per i magistrati contabili non è corretta perché quel fondo per metà è finanziato dallo Stato. Dunque bisogna riportare tutto dentro il bilancio regionale, e ciò costerà, appunto, altri 79 milioni.

I sindacati Cgil, Cisl e Uil non hanno tardato a manifestare la propria preoccupazione. I soldi bisognerà in qualche modo trovarli ed eventuali misure di tagli non farebbero altro che penalizzare ulteriormente i siciliani.

Da considerare poi lo scontro, consumatosi nel fine settimana, fra il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, e l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, in merito ai fondi europei. I rapporti tra la Regione ed il governo nazionale sono tesi e da Roma difficilmente arriverà un aiuto. Intanto l’assessore Armao continua a sperare che le cose volgano al meglio e sta trattando per una norma che consenta alla Sicilia di spalmare in 10 anni il maxi disavanzo.

L’interesse precipuo dell’assessorato all’Economia è la manovra di assestamento: è stato setacciato il bilancio e sono stati ‘scovati’ i capitoli di spesa in cui c’è ancora liquidità: si tratterebbe di circa 700 milioni.
Ma per la maggior parte di questi capitoli gli assessorati avevano già fatto gli impegni di spesa e adesso bisogna capire se i pagamenti possono essere rinviati a gennaio.

Grande apprensione dunque per chi attende le ultime rate del budget annuale come i Comuni, aziende del trasporto pubblico, teatri ed enti di formazione. L’elenco completo dei tagli sarà oggi sul tavolo della giunta.

Ma Musumeci ha anche un’altra ‘spina nel fianco’: si tratta delle difficoltà dei Comuni, dove gli stipendi sono a rischio a causa degli accantonamenti che ogni mese devono essere effettuati per consentire il versamento, a fine dicembre, delle rate per i mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti.

Il governatore ha dunque incontrato i vertici di Cassa depositi e prestiti e degli istituti bancari che gestiscono le funzioni di cassa e tesoreria per la maggior parte dei Comuni dell’Isola. Ha chiesto la possibilità che gli enti locali in crisi, per non lasciare i dipendenti senza stipendio, rinviino il pagamento dei mutui all’inizio del 2020.

Musumeci ha anche informato che “il presidente della commissione regionale siciliana dell’Abi, Salvatore Malandrino, ha inviato una lettera alle banche chiedendo “un’attenta valutazione delle esigenze manifestate” per “minimizzare, per quanto possibile, i disagi”.

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