“Se su un progetto per la città si troverà unità di intenti nella coalizione Cantiere Popolare ha gli uomini, le esperienze e la maturità per esprimere un candidato che sia sintesi di tutto questo”.
Strappa l’applauso della sala con queste parole il leader di Cantiere Popolare Saverio Romano durante l’assemblea del partito a Palermo. Un applauso unanime degli oltre 200 partecipanti, tutti ben distanziati per motivi di sicurezza in una sala che non ha potuto contenere tutti proprio per effetto delle misure anti covid19.
“Siamo contrari alle auto candidature, contrari ai ‘si dice’ e alle voci di corridoio, ai nomi accennati ma mai confermati ma se c’è un progetto possiamo esprimere una personalità”.
C’è, dunque, spazio, per parlare di comune di Palermo e non solo di regione nella partecipata assemblea alla quale hanno preso parte, oltre l’ex ministro, il coordinatore regionale Massimo Dell’Utri, l’assessore al Territorio Toto Cordaro, Antonello Antinoro, Maria Pia Castiglione, Peppe Ruvolo, i vicecoordinatori regionali Valerio Barrale e Peppe Germano, i responsabili di Dipartimento, i coordinatori provinciali e comunali.
Ridda di nomi per la candidatura
E subito l’affermazione di Romano fa balzare alla mentre la simile affermazione di qualche giorno fa proveniente da Forza Italia. Una affermazione che può sembrare una dichiarazione di guerra interna al centrodestra proprio per scegliere il candidato.
Gli strascichi della ‘guerra’ politica Romano-Micciché
“Le affermazioni azzurre ricordano tanto – dice Romano rispondendo ad una domanda diretta postagli da BlogSicilia – le partite a calcio che si facevano quando eravamo ragazzi, quando qualcuno fra gli amici voleva mettersi la fascia di capitano per partito preso. Crescendo si capisce che non è così che funziona il mondo. La fascia di capitano bisogna guadagnarla sul campo. A Forza Italia devono rendersene conto”.
Qualche strascico, evidentemente, la tensione fra Romano e Micciché risalente alla campagna elettorale per le Europee lo ha lasciato nonostante la pace fatta. Ma di nomi dalla bocca di Romano non ne escono anche se “i si dice”, che tanto detesta lo stesso ex Ministro, si sono subito scatenati. C’è sempre il nome di Roberto Lagalla a far capolino quando si parla mdi candidati di centro ma le quotazioni sono scese da queste parti e circola, piuttosto, il nome di Toto Cordaro. Più di uno si chiede “cosa mancherebbe a Cordaro per essere un buon sindaco?”. Domanda al momento destinata a restare senza risposta ma che getta nell’agone un altro nome.
Il nome nuovo
E proprio il nome Cordaro porta il discorso da Palermo alla Regione. Il buon Toto è assessore con Musumeci e al governatore i centristi hanno qualcosa da dire “Se devo tirare un bilancio dell’attività del governo Musumeci – dice ancora Romano a BlogSicilia – non posso che definirlo un bilancio fra luci e ombre. Doveva essere il governo delle riforma ma di riforme se ne sono viste davvero poche. Plaudiamo alla riforma dell’Urbanistica che ha visto la luce proprio grazie al nostro assessore Cordaro ma per il resto si è vista solo una riformina della burocrazia del tutto insufficiente, una occasione mancata”.
Quindi lei boccia il governo Musumeci?
“Io non faccio parte di coloro i quali brindano sulle disgrazie della Sicilia investita dalla pandemia da oltre un anno e mezzo e dalla tragedia degli incendi adesso. Al contrario dico che le cose buone fatte ci sono e fra queste c’è proprio la gestione dei mesi e ormai possiamo dire degli anni di pandemia. E non si può approfittare dell’azione di piromani e sciacalli criminali, non si può attaccare sull’azione di questi criminali. Se guardo all’orizzonte, poi, non vedo una personalità diversa da Musumeci in grado di guidare questa regione”.
Quindi lo state ricandidando?
“Io dico che tutto questo non può bastare. Non ci possiamo accontentare di aver tirato fuori la Sicilia dalla triste, mesta e deprimente epoca Crocetta, Bisogna fare di più. Mi chiedo e chiedo perché non sia stato portato al voto dell’Ars il progetto per il porto Hub in Sicilia. Noi abbiamo spinto per Palermo, ma che se ne parli. Ma ci si domanda anche perché sia calato il silenzio sulla realizzazione della pedemontana. C’è già il progetto per una arteria importante che collega le due parti della città scavalcandola. Viale Regione siciliana una volta era la circonvallazione ma ora non lo è più. E’ diventata una qualunque strada cittadina. E ancora peggio oggi con la situazione del ponte Corleone. In questa condizione non è pensabile neanche la realizzazione del Centro Direzionale che congestionerebbe ulteriormente tutto facendo impazzire la città. Si badi bene non sono contrario al progetto, ma deve essere accompagnato da opportuna viabilità”.
Allora se non è un via libera alla ricandidatura, cosa chiedete a Musumeci?
“Al Presidente della Regione chiediamo un incontro che sia propedeutico all’avvio di una nuova fase di dialogo fra le forze della coalizione perché la legislatura non è finita. C’è ancora un anno e mezzo durante il quale si possono fare tante cose fra quelle che non sono state fatte. Il governo Musumeci si era presentato come quello che doveva tornare a dare vita alle Province ma non c’è traccia di un simile provvedimento e nel frattempo la viabilità provinciale è abbandonata a se stessa, le strade cedono. Lo stesso si può dire per l’edilizia scolastica. Poi la riforma della burocrazia. Serve più coraggio e norme che permettano di andare spediti invece di impantanarsi nei meandri burocratici. Ma c’è anche tanto altro che i nostri dipartimenti hanno rilevato mettendo a confronto il programma con le azioni fatte. Cose he offriremo a Musumeci e all’intera coalizione per una riflessione”.
Parlate di programma ma ponete anche un tema politico. In fondo l’idea originale era che intorno al governo Musumeci si costruisse il nuovo centrodestra unito ma non pare questo sia avvenuto
“Non è certo mancato il nostro apporto. Su questo noi insistiamo da tempo ma da un lato Musumeci ha ritenuto di considerare la giunta come espressione essa stessa dei partiti ma non si può considerare l’assessore indicato come se fosse il segretario del partito che lo ha mandato in giunta. Ma dall’altro lato ci sono state anche altre resistenze da parte di chi ha avuto paura di perdere la primogenitura, la fascia di capitano per usare la stessa metafora di qualche istante fa. E la battaglia che mi è stata fatta alle Europee dentro la stessa lista da Miccichè ne è la controprova”.
Ma non è giunto il momento di uscire da questa logica legata anche un po’ ai ‘sassolini nella scarpa’?
“Per questo è il momento del dialogo, del ritorno alla discussione complessiva nella coalizione e del rilancio”
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