Con un intervento di semplificazione che rende più trasparenti i rapporti fra enti pubblici e imprese appaltatrici, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, ha sciolto pragmaticamente un nodo burocratico che rischiava di compromettere l’esecuzione di varie opere pubbliche.

Schifani: “Non è un condono”

“Non è un condono, attenzione con le parole. E’ mettere ordine su una confusione legislativa che si è creata tra il 1976 e il 1985 che ha indotto persone a potere realizzare, in buona fede, sul presupposto che la norma glielo consentisse”. Così il governatore siciliano Renato Schifani parlando dell’emendamento alla riforma della legge urbanistica presentato alla Regione siciliana dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Giorgio Assenza. Schifani l’ha detto a margine del suo intervento all’evento ‘Italia le radici della bellezza’ organizzato da Fratelli d’Italia a Brucoli, nel Siracusano. E ha aggiunto: “C’è gente che in buona fede si è fidata, poi la legge regionale del 1985 ha dato un’altra interpretazione ed è giusto che questi aspetti vengano valutati dall’aula. Io lascerò libertà di scelta, lungi dall’idea di condono. Si tratta di mettere ordine su questo aspetto. Poi, l’aula sarà sovrana. Ma io mi sento di dire che si tratta di una proposta di buon senso”. E ha concuso: “Qui si tratta di avere il coraggio, lasciando la libertà di voto, e anche alle coscienze dei parlamentari, perché è giusto che il centrodesra, come ha sempre fatto, su alcuni temi – come ad esempio quelli etici – ha lasciato la libertà di coscienza”.

Le parole di Aricò

Aricò, recependo la richiesta di Ance Sicilia sulla base dell’orientamento del supporto giuridico del ministero delle
Infrastrutture, ha firmato una circolare, predisposta dal dirigente generale del Dipartimento regionale tecnico, Duilio Alongi, e rivolta a tutti gli assessorati regionali, alle stazioni appaltanti, ai liberi consorzi, ai Comuni e agli Enti controllati dalla Regione, con la quale chiarisce che – per le voci di elenco prezzi contrattuali utilizzate in fase di redazione dei progetti o per nuove lavorazioni concordate in corso di esecuzione di cantieri già avviati – anche i prezzi delle prestazioni particolari, non inclusi nel Prezzario unico regionale, vanno rivisti adeguandoli agli aumenti di mercato così come previsto dal
decreto legislativo numero 50 del 17 maggio 2022 sul cosiddetto “caro materiali”. Adeguamento, precisa l’assessore, che va calcolato mediante analisi sulla base della “tabella materiali” e della “tabella manodopera e noli” del Prezzario regionale unico ed anche attraverso indagini di mercato.

L’intervento di Aricò si è reso necessario perché dal 2022 ad oggi, in molti casi in tutta Italia, e anche in Sicilia, si sono instaurati
rapporti controversi fra stazioni appaltanti e imprese – con vari cantieri che hanno subito rallentamenti e le rispettive imprese edili entrate in difficoltà per il non venire remunerate adeguatamente – a causa di una interpretazione discriminatoria da parte di molte Pubbliche amministrazioni italiane che hanno deciso di escludere – dall’obbligo di adeguare i prezzi dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici agli aumenti decisi dal mercato – tutte quelle voci non incluse espressamente nei Prezzari e che per prassi vanno aggiornate attraverso analisi o indagini di mercato.

“Ho emanato la circolare, predisposta dal Dipartimento Regionale Tecnico che, in linea anche con i principi che hanno ispirato la recente approvazione del nuovo Codice dei contratti pubblici in Sicilia, fa chiarezza sulla compensazione inerente alle voci di elenco prezzi contrattuali, ricavate da analisi, superando alcune controverse interpretazioni normative, che avevano rallentato i lavori già appaltati e mettendo, non poco, in difficoltà gli Operatori Economici siciliani alle prese con il caro materiali e l’aumento dei prezzi delle materie prime”, dice Aricò.

La circolare dell’Assessore chiarisce che è possibile, con le procedure di cui al comma 6 bis, 6 ter e 8 del D.L. 50/2022, adeguare le voci di elenco prezzi contrattuali, ricavate da analisi, utilizzate nei progetti già redatti o concordate in corso di esecuzione. Ovviamente, l’eventuale aggiornamento viene eseguito applicando i costi elementari presenti nelle tabelle già pubblicate sul sito istituzionale del DRT o attraverso apposite indagini di mercato, in assenza dei costi elementari nelle medesime tabelle, coerentemente con quanto previsto dal Nuovo Codice dei contratti. “In questo modo-continua Aricò- si superano alcune controverse interpretazioni da parte delle pubbliche amministrazioni, che avevano escluso dall’adeguamento dei prezzi essenziali voci di spesa (come materiali di costruzione, carburante etc.), che avrebbero reso assolutamente antieconomico l’appalto conseguito, oltre che rallentare e talvolta sospendere le attività nei cantieri già avviati. Attraverso un confronto aperto con ANCE Sicilia, il DRT ha individuato i punti più controversi, sciogliendo i nodi interpretativi del Decreto Legislativo 50/2022”.

 

La falla

E’ una interpretazione resa possibile da una falla contenuta nel decreto 50 del 2022, il quale stabilisce espressamente di adeguare ai nuovi costi solo le voci incluse nei Prezzari. Il legislatore riteneva che questa frase fosse sufficiente, considerato che i Prezzari contengono migliaia o decine di migliaia di voci, ma dai quali in realtà sfuggono molte più casistiche di quanto si possa immaginare, come restauri particolari, grandi lavori, interventi complessi, lavorazioni innovative, tecnologie non ancora prese in esame dalle tabelle, nuove figure professionali. E per la burocrazia italiana, si sa, tutto ciò che non è scritto è passibile di arbitraria interpretazione. A poco o nulla è valsa una direttiva impartita dal ministero delle Infrastrutture che, intervenendo in particolare sulle opere del “Pnrr” e del “Piano nazionale complementare”, ha evidenziato che logicamente il principio che vale per le voci inserite nei Prezzari va esteso anche a quelle non espressamente contemplate. Adesso la circolare di Aricò pone
fine in Sicilia ad ogni libera interpretazione. Analoghe direttive sono state impartite per i rispettivi ambiti di competenza dalla Regione Toscana e dall’Anas.

Le parole del presidente Cutrone

Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, commenta: “Grazie all’iniziativa dell’assessore Aricò e del dirigente generale Alongi,
anche in Sicilia finalmente prevale il buon senso. Un’interpretazione restrittiva, che aveva solo lo scopo di risparmiare facendo ricadere sulle imprese gli oneri degli aumenti di mercato dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici – cosa che non potevamo sostenere – ha rischiato solo di rallentare l’esecuzione di opere pubbliche e la spesa di fondi spesso vincolati a precise scadenze, come nel caso del ‘Pnrr’. Adesso le stazioni appaltanti devono correre per recuperare il tempo perduto, analizzando gli aumenti dei costi, riconoscendo il prezzo giusto alle imprese e ripristinando sereni rapporti che consentano di assicurare i tempi di esecuzione e consegna delle opere e la loro qualità”

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