“Palermo e la Sicilia stamattina si sono svegliate con la notizia dell’arresto del capomafia Matteo Messina Denaro: questo sarà un giorno che resterà nella storia del nostro Paese”. Lo dice il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.

“Grande vittoria dello Stato”

Il primo cittadino prosegue: “La cattura del boss rappresenta una grande vittoria dello Stato e una svolta nella lotta che le istituzioni e le forze dell’ordine portano avanti nel contrasto al potere mafioso”.

I ringraziamenti a chi ha lavorato senza sosta

Conclude Lagalla: “Il mio sentito ringraziamento va ai Carabinieri del Ros e al procuratore della Repubblica di Palermo Maurizio De Lucia e ai suoi collaboratori che hanno condotto le indagini e a tutte le donne e tutti gli uomini della magistratura e delle forze dell’ordine che, negli anni dalla latitanza del boss, hanno lavorato senza sosta per raggiungere oggi questo risultato”.

Arrestato anche Giovanni Luppino

Insieme a Matteo Messina Denaro è stato arrestato anche Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara – nel Trapanese – accusato di favoreggiamento. Avrebbe accompagnato il boss alla clinica per le terapie. Si tratta dell’autista che attualmente viene interrogato. L’inchiesta è soltanto all’inizio.

Caccia alla filiera di fiancheggiatori

Fa riflettere la circostanza che il boss fosse a Palermo, in una clinica piuttosto nota, e non in qualche buco impenetrabile o magari all’estero, in uno di quei paesi senza estradizione.
Niente di tutto questo, è stato bloccato a Palermo, come, esattamente, 30 anni fa, Totò Riina, fermato a bordo di una macchina, guidata, pure in questo caso da un autista, di cui, evidentemente i boss non possono fare a meno.

Salvatore Borsellino tra soddisfazione ed amarezza

“Da un lato la soddisfazione per la cattura di un criminale. Dall’altro l’amarezza che si siano voluti 30 anni per arrivare a questo risultato”. E’ il commento di Salvatore Borsellino fratello del giudice Paolo ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992.
“La sensazione, il sospetto che anche questo arresto sia il risultato di una trattativa. Da tempo si sapeva che il boss era malato e stava trattando la sua cattura – aggiunge Salvatore Borsellino – Da tempo giravano voci circa la possibilità che si potesse arrivare all’epilogo della latitanza. Vedremo se lo Stato pagherà a breve il prezzo di questa cattura come la concessione dei benefici a uomini come i Graviano e i capi mafia che stanno in carcere”.

La latitanza di Matteo Messina Denaro

La latitanza di Messina Denaro era cominciata poco dopo l’arresto di Riina, nel maggio successivo, e finisce esattamente trent’anni dopo.
Più volte era sfuggito alla cattura, decine i favoreggiatori arrestati negli anni, e ammontano a centinaia di milioni i beni sequestrati a lui e ai suoi parenti.

I tanti depistaggi

Più volte avvistato secondo dei testimoni ma mai finito in manette, tra depistaggi, piste false e voci di una plastica facciale che avrebbero complicato la sua individuazione, negli anni di latitanza le ricerche sono state portate avanti anche in Germania, a Pisa e a Lamezia Terme, in seguito ai racconti di alcuni pentiti.

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