Ricorre domani il 40 anniversario dall’omicidio del generale Dalla Chiesa.
“Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, era l’uomo giusto al momento giusto per debellare il fenomeno della criminalità organizzata in Sicilia. Purtroppo, la barbarie mafiosa non gli ha lasciato scampo assassinando con lui anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo”.
Lo dice Renato Schifani, candidato del centrodestra alla Presidenza della Regione Siciliana per ricordare l’eccidio del 3 settembre 1982 a Palermo.

“La speranza dei cittadini onesti non è morta”

Schifani prosegue: “In occasione della giornata di commemorazione, in programma domani, voglio ribadire che la speranza dei cittadini onesti non è morta in questi anni perché alla mafia sono stati inflitti durissimi colpi. E’ dovere della politica evitare ogni forma di compromesso ed infiltrazione all’interno della società e fare in modo che i cittadini vivano in sicurezza”.

La mostra a Palermo fino al 2 ottobre

Nell’ambito delle celebrazioni del 40° anniversario dell’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, a giugno, alla biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace”, è stata inaugurata la mostra fotografica e documentale dedicata al prefetto di Palermo ucciso dalla mafia. La mostra sarà visitabile e liberamente accessibile al pubblico fino al 2 ottobre.

L’esposizione fotografica

Nell’atrio monumentale della Biblioteca Centrale è stata allestita un’esposizione fotografica relativa al periodo 1966-1973, in cui il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa fu al comando della legione Carabinieri “Sicilia”, con alcune immagini agli anni 1949-50 in cui, con il grado di capitano, fu a capo del gruppo squadriglie del comando forze repressione banditismo, con sede a Corleone; fu lì, indagando sull’omicidio del segretario della camera del lavoro di Corleone Placido Rizzotto, che riuscì a identificare e portare a processo tutti i suoi assassini. Un rapporto sull’indagine, a firma dell’allora capitano dalla Chiesa, fa parte dei documenti oggi in mostra.

Un documentario e materiale storico

Nelle sale, oltre alla proiezione permanente di un documentario, è esposto altro materiale storico che arriva fino al 1982, anno della nomina a prefetto di Palermo e della morte, per mano mafiosa in un agguato in via Isidoro Carini in cui persero la vita, insieme a lui, come detto, la moglie Emanuela Setti-Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo: dalle prime pagine dei quotidiani che annunciavano la strage, al rapporto giudiziario, al mandato di cattura a firma del giudice istruttore Giovanni Falcone nei confronti di 14 indagati.

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