“Palermo ha bisogno di trasparenza”: così ha dichiarato questa sera, dal palco di piazza Verdi, il segretario nazionale del Partito Democratico Enrico Letta. L’ex premier ha riunito il gruppo Dem per sostenere la candidatura di Franco Miceli. Un rush finale per cercare di dare quella spinta fondamentale per chiudere positivamente l’esperienza elettorale. Circa trecento i presenti fra il pubblico, con il palco riempito dai candidati al Consiglio Comunale della compagine del PD.

Letta: “Palermo ha bisogno di trasparenza”

Un contesto nel quale, almeno in un primo momento, erano assenti i consiglieri uscenti del partito a Sala delle Lapidi. Franco Miceli è arrivato invece intorno alle 20.15, dopo che ha presenziato all’evento elettorale tenuto da Nichi Vendola a Villa Filippina. Presente sul palco il vicesindaco Fabio Giambrone, insieme ai vertici regionali del partito, con in prima linea Rosario Filoramo, Anthony Barbagallo e Antonello Cracolici. Fra il pubblico anche Leoluca Orlando, coadiuvato dall’assessore allo Sport Paolo Petralia Camassa. Una cornice nella quale Enrico Letta è partito nel suo intervento dai recenti fatti di cronaca registrati questa mattina nel capoluogo siciliano, con l’arresto del candidato di Forza Italia Pietro Polizzi e il conseguente ritiro dalla competizione di Adelaide Mazzarino.

“La questione morale esiste e per noi è fondamentale, a prescindere da quello che è successo stamattina. I fatti di oggi l’hanno resa semplicemente più evidente. Palermo ha bisogno di trasparenza, di atteggiamenti più lineari e ha bisogno che ci sia, da parte di chi fa politica, della capacità di dire “no” a qualunque atteggiamento ambiguo. Purtroppo, per le ambiguità, questa terra e questa città hanno pagato un prezzo enorme. Chiediamo al centrodestra di dire le stesse parole con forza. Noi siamo qui impegnati con Franco Miceli esattamente con la voglia di essere all’altezza di questa sfida. Oggi ci aspettiamo un atteggiamento diverso rispetto a prima. L’idea che si ricaschi ancora nei vecchi vizi del passato è un’idea tristissima. Noi vogliamo uscirne e con Franco Miceli questa è la battaglia che facciamo”.

Sulle Regionali: “Crediamo nelle primarie. Le vogliamo fare”

Punto focale nella visione di Letta ha riguardato la questione delle primarie per le elezioni regionali. Strumento sul quale si sono registrati alcuni dissidi con la compagine del Movimento 5 Stelle. Ma l’esponente Dem si dice fiducioso ed attribuisce la farraginosità del processo alla novità del metodo politico utilizzato. “Il percorso non è semplice per un motivo: noi stiamo sperimentando un lavoro comune. E’ la prima volta che tentiamo un’operazione simile. Questo vuol dire rendere i cittadini protagonisti, cosa che ci differenzia dalla destre. Quest’ultime rappresentano dei partiti di proprietà di alcune persone. I proprietari dei nostri partiti sono i cittadini. Dall’altra parte basta che Salvini e Meloni, o Musumeci e Miccichè, si mettano ad un tavolo per decidere. Io credo fortemente nel sistema delle primarie. Chiedo soprattutto di lavorare affinchè le persone partecipino”.

Sulla possibilità di allargare il perimetro della coalizione di centrosinistra, anche alla luce dell’attuale quadro politico nel quale Franco Miceli e Fabrizio Ferrandelli corrono separati, Enrico Letta frena e rimanda tutto al post elezioni. “Staccherei le due cose. Una cosa sono le comunali, dove si vota a Palermo e Messina. Esperienze sulle quali ragioneremo sui risultati. Poi però, sulle regionali si valuterà in altro modo“. Sulla possibile esportazione del modello delle primarie a livello nazionale, Letta dichiara che “dipende tutto dalla legge elettorale. In Sicilia c’è un candidato presidente. Qui o c’è il metodo Salvini e Meloni che si chiudono in una stanza, oppure ci sono le primarie. Noi preferiamo dare la parola ai cittadini”. Battuta infine sulla richiesta, da parte del M5S, di rendere il voto telematico in caso di primarie. Richiesta mossa dal sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, ma sulla quale Letta rimanda la decisione al gruppo regionale. “Lascio la discussione a Barbagallo e ai dirigenti del partito. Ho totale fiducia in loro. Noi vogliamo che si facciano e crediamo che sia importante farle”.

Il rapporto fra salario minimo e reddito di cittadinanza

Altro elemento caldo della campagna elettorale è legato al reddito di cittadinanza. Strumento che Letta ritiene essenziale nell’ottica delle politiche di welfare state, ma che va integrato con le politiche legate al salario minimo. Elemento sul quale si è chiuso il primo round a Bruxelles. “Io sono molto contento del fatto che sia stato approvato l’accordo a Strasburgo sulla prossima direttiva sul salario minimo. L’Italia è uno dei sei paesi dell’unione che non ha questo strumento. Dobbiamo coprire questo gap. Il salario è altra cosa rispetto al reddito di cittadinanza. Anzi, l’introduzione di tale strumento consentirà di aggiustare l’RdC. Il sussidio serve per le fasce di povertà che esistono nella nostra società. Troppo spesso si è considerato l’RdC come forma di avviamento al lavoro. E’ necessario che intervenga per quelle fasce di povertà. Il salario minimo invece serve a dare una paga dignitosa su quegli accordi che non sono coperti dalla contrattazione collettiva. E’ un modo che permetterà di applicare davvero l’articolo 1 della Costituzione. L’applicazione della norma europea sul salario minimo possa avvenire entro la fine della legislatura. Questo è l’impegno su cui ci impegnamo.

La posizione in Europa sull’ambiente

Battuta finale sul fronte europeo, in particolare sul pacchetto di provvedimenti legati alla limitazione delle emissioni e alla tutela dell’ambiente. “Io sono esterrefatto dall’atteggiamento delle destra in Europa. Per dirla in modo semplice, oggi si è capito che destra e sinistra sono concetti che esistono ancora. A Bruxelles, le destre hanno votato contro il futuro. Noi abbiamo votato per regole per abbassare le emissioni, che ci diano un ambiente migliore e che lottino contro il cambiamento climitico. La destra ha votato per il presente. In parte quel pacchetto di norme è stato azzoppato. Deve tornare in commissione. Ci sono dei passsi avanti. Ma quello che si è capito è che la destra italiana sia contro l’ambiente ed ama il nero fossile“.

 

 

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