Completato il progetto di biocontenimento “Health Biosafety Training”, Ministero della Salute, Ordine dei medici e Polizia, stamattina alla caserma Lungaro di Palermo, hanno tracciato un primo bilancio. Nato dalla sinergia tra Mds, assessorato regionale della Salute, Omceo Palermo, Arnas Garibaldi di Catania, Asp di Ragusa e di Trapani, il progetto è stato realizzato nell’ambito dei fondi del Piano nazionale sanitario per formare in Sicilia tutti i soggetti coinvolti nella gestione dell’emergenza sanitaria da Coronavirus.
Come ha precisato il dirigente sanitario del Mds Ulrico Angeloni “Health Biosafety Training va avanti dal 2007 dopo un regolamento sanitario internazionale diramato dall’Oms a tutti i Paesi. Doveva essere una preparazione per eventuali malattie che potevano arrivare. La prima organizzazione è partita dall’emergenza ebola, quando fu coinvolta l’Aeronautica. Fu allora che il Ministero ha capito la necessità di una rete interforze, completata oggi con tutte le altre forze armate, aggiungendo anche la Croce Rossa perché tutti fossero tutti pronti ad una eventuale emergenza, che purtroppo c’è stata”.
“Il biocontenimento – ha spiegato il dirigente – ha la capacità di trasportare in modo sicuro un paziente o più pazienti, isolandolo dal mondo esterno per evitare che l’infezione si diffonda. Questo può avvenire su un aereo, un’ambulanza o una barella”.
Di possibili futuri scenari ha parlato il presidente dell’Omceo di Palermo Toti Amato, componente del direttivo Fnomceo: “Abbiamo conosciuto altri coronavirus come Sars e Mers, e virus più gravi come l’Ebola. Un campanello d’allarme fortissimo per possibili altri scenari futuri che non possiamo. Da qui la nostra tempestività nell’erogare la formazione necessaria pratica e teorica sulla procedura di vestizione e svestizione con Dpi per biocontenimento”.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria l’Omceo ha formato circa 5000 discenti tra medici e professionisti della sanità, oltre il personale della Polizia, dei carabinieri nas, della guardia di finanza, guardia costiera e capitaneria di porto, e i medici Usmaf del territorio. La seconda fase ha coinvolto anche i dirigenti della Regione e i coordinatori ed elicotteristi del 118.
“La formazione è stata fondamentale. Affrontare una pandemia significa preparare il personale a poter interagire. Nessuno lavora da solo. Senza una rete non si può fare squadra – ha sottolineato D’Asaro -. Grazie alla collaborazione con l’Usmaf e l’Ordine dei medici siamo riusciti ad organizzare già da febbraio eventi destinati soprattutto agli operatori più esposti al rischio di contagio, come nel caso degli operatori della polizia scientifica o di frontiera, chiamati ad identificare soggetti che arrivano da tutte le parti del mondo, oltre naturalmente al nostro personale sanitario. Come addetti ai lavori sappiamo che nella vestizione e svestizione c’è il rischio di contaminazione. L’importante è non solo avere i mezzi ma saperli usare”.
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