“Sia chiaro: gli 80 euro di aumento per i lavoratori siciliani della Forestale non sono un regalino, ma semplicemente il tardivo riconoscimento di un adeguamento salariale già previsto nel 2012 dal contratto nazionale e recepito solo adesso, dopo cinque anni di lotte sindacali, dalla Regione. Non va dimenticato, inoltre, che l’ultimo contratto dei forestali in Sicilia è datato 2001!”. Lo dichiara il segretario regionale della Uila Sicilia, Nino Marino, che dichiara inoltre: “Il contratto appena siglato in Sicilia offre la riparazione tardiva di un torto e, comunque, va salutato come un passo avanti nel riconoscimento di significativi diritti per tantissimi lavoratori che hanno affrontato un’estate di fuoco, spesso mettendo a rischio la propria vita – continua -. A loro dedichiamo questo risultato. Per loro chiediamo a tutti i candidati alla Presidenza della Regione un confronto sulla riforma di settore che possa finalmente valorizzare la Risorsa-Forestali, come noi chiediamo da sempre per rispondere a emergenze ambientali sempre più tragicamente evidenti”.
Marino spiega ancora: “Non si riduca questo rinnovo a un aumento salariale, peraltro dovuto. La Uila insieme a Fai e Flai, infatti, ha spinto perché venissero definiti molti aspetti contrattuali, superando incertezze che in questi anni avevano prodotto confusione e malcontento, tensione e contenziosi legali. Sono stati chiariti molti aspetti, dalla tutela della maternità al rimborso chilometrico, dalla disciplina in materia di infortuni e malattie alle competenze di capisquadra, capi operai e operai a tempo indeterminato-OTI. Mancano punti per noi importanti, ad esempio quelli riguardanti la riqualificazione del personale e l’adeguamento di livello per tante fasce di lavoratori. Proprio per colmare tante lacune, abbiamo messo nero su bianco un accordo che impegna le parti a individuare soluzioni entro sei mesi dalla firma del contratto”.
“Abbiamo raggiunto una tappa, non certo il traguardo – conclude il segretario generale della Uila, Nino Marino – Noi riteniamo, in particolare, che vadano ampliate le competenze della Forestale per sfruttarne a pieno le potenzialità professionali. Sugli incendi, ad esempio. Qualcuno dimentica, a volte in buona fede e a volte no, che questi lavoratori possono intervenire unicamente in aree demaniali, mentre la gran parte dei roghi si sviluppano in terreni privati abbandonati: la dura lezione di questa estate 2017 impone il superamento di tali limiti e la creazione di una cabina interforze di regia capace di affrontare il problema con il massimo delle capacità disponibili. Non aspettiamo una nuova stagione di devastazioni del territorio per notare che qualcosa non va”.
“L’accordo sul contratto integrativo dei forestali non è una mancia elettorale per sprecare i fondi di ‘Mamma Regione’, semmai è una cosa ‘di sinistra’, una conquista di cui vado fiero che i lavoratori aspettavano da 16 anni, frutto di un lungo confronto con i sindacati che per la prima volta permetterà il riconoscimento di diritti come malattia, permessi e recupero delle giornate sugli infortuni, senza incidere sul bilancio regionale ma recuperando risorse da una migliore organizzazione del lavoro”. dice l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici
“ Prima di questo accordo, se un forestale si ammalava perdeva la giornata lavorativa, stessa cosa per gli infortuni e i ricoveri. Abbiamo previsto ciò che molti giudici hanno sancito con le loro sentenze condannando la regione, e abbiamo dato certezze sui diritti. L’ incidenza del costo di questa integrazione contrattuale prevede un aggravio medio di 5 euro lorde per giornata lavorativa. Non si capisce dunque come un forestale che lavora per 78 giornate possa avere 80 euro al mese in busta paga – continua Cracolici.
Non abbiamo elargito prebende, ma garantito diritti che non erano mai stati riconosciuti nel passato perché magari si aspettava soltanto l’aumento del numero delle giornate. Questo negoziato va avanti da oltre 6 mesi, siamo arrivati adesso, perché adesso si è chiuso il quadro normativo ed oggi ci sono finalmente le condizioni, grazie ai pensionamenti e alle riduzioni del numero di lavoratori presenti nel bacino. Parliamo di circa 3000 unità in meno rispetto a due anni fa, ecco perché se domani mattina mettessimo in esecuzione questo accordo, che invece entrerà in vigore dal prossimo anno, anche per ragioni organizzative, i maggiori oneri sarebbero già coperti dalle risorse del bilancio 2017. L’accordo prevede due parti: una normativa ed una finanziaria entrambe già previste dal contratto di lavoro che si applica nel resto d’Italia a tutti i lavoratori della forestazione. Le rimodulazioni finanziarie delle diverse indennità erogate in busta paga, saranno subordinate alla previsione del bilancio 2018/2020 che sarà approvato il prossimo anno”.
“Queste polemiche sono figlie del clima indegno che è stato costruito attorno ai forestali che in stragrande maggioranza fanno il loro dovere nella manutenzione dei boschi delle aree demaniali . Come in ogni categoria c’è chi lavora bene e chi lavora male. Voglio ricordare che 90% degli incendi non proviene dalle superfici demaniali dove operano i forestali – conclude -. Nessuno dice che i 22 mila forestali che lavorano soltanto per alcune giornate all’anno, equivalgono di fatto a 7.500 lavoratori a tempo pieno, così come sono inquadrati nel resto d’Italia: meno di quelli presenti in Calabria e Sardegna che come è noto non hanno la stessa entità di superfici boschive della Sicilia. Io mi impegnerò fino in fondo per combattere chi cavalca questi facili pregiudizi da dietro una scrivania, infangando un’intera categoria di lavoratori”.
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