Nel centrodestra siciliano si continua a navigare a vista e la faida politica resta profondamente aperta. Gianfranco Miccichè non ne vuole proprio sapere di appoggiare la ricandidatura alla presidenza della Regione di Nello Musumeci. Lo ha detto in tutte le salse e lo continua a ripetere senza soluzione di continuità. Oggi in una lunga intervista al Corriere della sera ribadisce la sua netta contrarietà, definendo Musumeci “un problema”, un “perdente sicuro”, un “imperatore che ha umiliato di partiti” e in tema di alleanze si dice favorevole ad aprire un dialogo con i Renziani.
Nessun caos
Alla domanda su un centrodestra nel caos Miccichè risponde seccamente: “Non c’è nessun caos, abbiamo un problema, nessun caos. Un problema abbastanza grosso”. Questo problema per lui è Nello Musumeci, il presidente della Regione uscente che ha già rilanciato la sua ricandidatura alle elezioni del prossimo ottobre: “Il problema è che se lo ricandidiamo – sostiene il presidente dell’Ars – perdiamo sicuro. Non è che non lo voglio io, non lo vuole nessuno. In barba alla promessa che avrebbe fatto di un solo mandato – ribadisce al Corriere -, come aveva detto prima della sua elezione. In cinque anni ha umiliato i partiti come fosse l’imperatore”.
Nessuna velleità di candidatura
In un passaggio dell’intervista il Corriere lo incalza con una domanda maliziosa viene chiesto se questa sua posizione è figlia di una propria aspirazione personale a candidarsi alla presidenza della Regione: “Sicuramente no. Ma è necessario che di arrivi ad un passo indietro di Musumeci. Il destino di una persona sta tenendo in ostaggio tutto il resto”. Il riferimento è chiaramente alle elezioni di Palermo, dove anche qui c’è un centrodestra sparpagliato, situazione forse figlia del mancato accordo sulle regionali. Intanto c’è una divisione anche interna a Forza Italia, di cui Miccichè è anche leader siciliano. L’ex senatore Marcello Dell’Utri ha espresso le sue preferenze per Roberto Lagalla come candidato sindaco, Miccichè invece ha indicato l’ex parlamentare regionale Franco Cascio: “Lui esprime la sua opinione ma non è che conosca benissimo le dinamiche siciliane”. Infine evidenzia la necessità di una coalizione allargata ai centristi e chiama a raccolta anche i renziani in Sicilia.
A Palermo il “liberi tutti”
Questa situazione ovviamente crea scompensi negli equilibri del centrodestra e da qui emerge il frastagliamento delle candidature per le comunali. Oltre a Lagalla e Cascio, hanno lanciato la loro candidatura anche la parlamentare nazionale Carolina Varchi, l’ex deputato regionale Francesco Scoma, e in ultimo c’è pure in pole il deputato regionale autonomista Totò Lentini.
Ora scalpita anche Tamajo
Adesso spunta persino l’ipotesi della candidatura del deputato regionale Edy Tamajo che non nasconde la sua amarezza per queste profonde spaccature: “Nonostante sia il più votato a Palermo, – ha dichiarato sulla sua pagina social – sono stato il primo a rinunciare alla candidatura a sindaco della mia città, che amo profondamente. A differenza di altri ‘mendicanti’ della politica, che si ‘genuflettono’ davanti al leader o al partito alleato, ho pensato che fosse corretto dare spazio a gente seria, perbene, con grandi capacità amministrative, e collaborare attivamente, in prima persona, per risollevare la nostra amata città. Ma il tempo è scaduto ed il mio silenzio non è stato compreso. Non distruggo la migliore classe dirigente che con grande fatica ho formato, e la mia meravigliosa squadra, che attende con amore e passione, di conoscere quale Sindaco e progetto sostenere”.
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