I conti della Regione siciliana migliorano (sulla carta) e il bilancio di oggi è stato ripulito dalle voci improprie ed è dunque attendibile. Ma nonostante l’importante operazione verità fatta sui conti della Regione tutto ciò non basta. C’è un buco occulto che sfiora i 7 miliardi di euro (6,9 miliardi) anche se è stato diminuito di un miliardo negli ultimi due anni. Si tratta di residui attivi e passivi che non vengono calcolati. Un disavanzo tecnico che va colmato o potrebbe trasformarsi in disavanzo reale in qualsiasi momento.
A fronte di ciò bene il taglio attraverso prepensionamento dei dipendenti regionali con la cura dimagrante che porterà la Regione a diminuirne il numero di 4500 da qui al 2020 ma il risparmio è solo parziale. E un secondo grave allarme viene dall’alto tasso di corruzione che mette in fuga dalla Sicilia gli investitori esteri.
Sono queste, in sintesi, le valutazioni della Corte dei Conti che oggi ha deciso di parificare il bilancio della regione siciliana per il 2015. Una parifica decisamente più serena rispetto a quella del 2014 quando si è rischiato saltassero tutti i conti. Adesso il bilancio è reale ma la situazione resta critica per effetto dei residui attivi e passivi e per effetto del sovra indebitamento . Gli investimenti sono scesi al limite minimo storico e il debito ha superato la spesa corrente creando una situazione di stallo dei conti che non permette la ripresa.
Ma Crocetta e Baccei si soffermano solo sui complimenti fatti dalla Corte al bilancio vero e affidabile e al riconoscimento sull’incremento, sia pur minimo del Pil che però è frutto della congiuntura e non certo dei conti della Regione.
Infine le aziende partecipate, vero problema della Regione, ma secondo l’assessore all’economia l’unica azione possibile è verificare se i servizi resi rispecchiano i prezzi di mercato.
Ma i conti denunciano come il 2015 sia l’esercizio con il peggiore valore netto patrimoniale, l’ammontare dei mutui ha superato il totale delle attività. Il conseguente debito graverà drammaticamente sulle generazioni future rischiando di impedire ogni possibile sviluppo.
Di fatto dal conto consuntivo emerge con chiarezza che ci si è limitati al rispetto dei nuovi parametri nazionali in termini di finanza pubblica e per questo il conto è attendibile ma questi fa anche emergere la voragine dei conti siciliani in modo ancor più evidente.
Non ci sono investimenti, non c’è una idea di sviluppo.
“A Crocetta chiediamo un atto di resipiscenza e di dignità: lasci! Sarebbe l’unico risultato positivo per la nostra terra dopo un’azione tanto approssimativa ed insufficiente. Almeno potrà passare alla storia per l’unico gesto di coscienza di cui ancora può essere capace: quello di allontanarsi definitivamente da una terra che non meritava tanto – dicono i senatori siciliani autonomisti Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone, del gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie – La sanità naviga a vista verso il fragore del default organizzativo che dura da troppi anni e non garantisce operatori e pazienti. Il territorio, vera ricchezza da tutelare, resta nella morsa dei reati ambientali tanto da regalare alla Sicilia ( seconda solo alla Campania ) il primato per illeciti ambientali e la corruzione strangola ogni speranza di investimento”
“Ancora una volta la Corte dei Conti conferma la grave crisi dei comuni – aggiungono da Anci Sicilia – spiegando come il sistema delle autonomie locali risulti gravato da una serie di problematiche strutturali sul fronte della riscossione dei tributi e sul fronte delle mancate riforme su settori strategici come quello della gestione del sistema integrato dei rifiuti. Per questi motivi, il 2016 rischia di essere l’anno in cui si inizia a determinare un’implosione del sistema, anche a causa delle ripercussioni provocate dalla continua incertezza sul fronte delle risorse erogate dalla Regione, in relazione al recente accordo con lo Stato”.
“I comuni, – spiegano Leoluca Orlando e Emanuele Alvano, presidente e segretario Anci Sicilia – ancora senza bilancio e in gestione provvisoria, sono costretti a fare ricorso alle anticipazioni di tesoreria e il rischio è che questo non basti a far fronte alle spese ordinarie. Gli enti di aria vasta presentano invece, come più volte riconosciuto dalla stessa Regione, un deficit strutturale rispetto al quale non si ha idea di come intervenire e che rischia di compromettere la sostenibilità della riforma. In questo quadro drammatico è necessario che riparta un’interlocuzione seria ed autorevole con il governo nazionale che porti, con il coinvolgimento degli enti locali, ad un’intesa che tenga conto della scarsa capacità fiscale dell’Isola e dell’obbligo costituzionale, sancito anche nella Legge 42/3009, di intervenire con meccanismi perequativi”
“I dati – concludono – confermano ciò che sosteniamo da tempo su una situazione finanziaria al tracollo che necessita un intervento istituzionale. E’ sotto gli occhi di tutti, infatti, la drammatica crisi economica e di liquidità degli enti locali che interferisce negativamente sull’azione amministrativa con conseguente grave disagio per i cittadini”.
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