“Nonostante i molteplici appelli tesi a favorire non solo la auspicata cooperazione istituzionale ma a restituire la dovuta centralità al parlamento, il DPCM adottato ieri, all’articolo 2 attribuisce a un’ordinanza del ministro della salute il potere di collocare le regioni nella cosiddetta fascia rossa o arancione, con tutta cio’ che – a cascata – si determina circa la limitazione di diritti fondamentali per il cittadino” Cosi Giusi Bartolozzi (FI) intervenendo a fine seduta presso la camera dei deputati.

“E sara’ sempre lo stesso ministro a poter revocare quel provvedimento, in dispregio al principio costituzionale dell’articolo 23, a tenore del quale qualsiasi atto impositivo deve avere nella legge il proprio fondamento – aggiunge -. Se e’ pur vero che l’articolo 32 della legge 833 del 1978, conferisce al ministro della salute il potere di ordinanza, tale potere non può essere rimodulato da un DPCM. E che tale potere non sia, oggi, esercitabile lo comprova proprio la circostanza che il Governo ha ritenuto di dovere normare, con l’articolo 2, propio il caso in esame. Siamo convinti che determinazioni cosi importanti per l’intero Paese dovevano essere adottate con decreto legge e cosi passare al vaglio del Parlamento e della Presidenza della Repubblica. Al di la di questo, per dirla con le parole del costituzionalista Guzzetta, puo’ esserci solo il caos” conclude.

“Non intendiamo, in una fase così delicata, andare alla ricerca delle singole responsabilità, ma di certo chiediamo un indispensabile senso di responsabilità nelle cause e nei rimedi”. Il sistema confindustriale siciliano, all’indomani dell’inserimento dell’Isola nella “zona arancione” ad alto rischio lancia un appello affinché le istituzioni, tutte, si mobilitino al fine di Auspichiamo – affermano Sicindustria, Confindustria Catania e Confindustria Siracusa – che venga fatta una analisi critica dei parametri che ci hanno condotto nella fascia arancione al fine di mettere in atto misure che ci consentano di tutelare la salute e di affrontare il tema della tenuta del sistema economico e sociale. portare la regione fuori dal perimetro dell’emergenza.

“Auspichiamo – affermano Sicindustria, Confindustria Catania e Confindustria Siracusa – che venga fatta una analisi critica dei parametri che ci hanno condotto nella fascia arancione al fine di mettere in atto misure che ci consentano di tutelare la salute e di affrontare il tema della tenuta del sistema economico e sociale. Occorre dare risposte immediate alle tante categorie produttive che stanno affrontando una grave crisi e che auspicano interventi che consentano di rimettere in moto l’economia. L’appello accorato è ai governi regionale e nazionale affinché si muovano seguendo un unico comune interesse. Di guerre di campanile non sentiamo sicuramente il bisogno”.

“Lo Stato e la Regione Siciliana chiariscano i motivi che hanno portato la Sicilia tra le regioni ‘arancioni’ con uno scenario di elevata gravità sotto il profilo della diffusione del rischio epidemiologico da Covid-19”. La richiesta arriva dall’Asael, associazione che riunisce gli amministratori locali siciliani, a poche ore dall’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm.

“Una scelta che preoccupa gli amministratori locali siciliani – afferma il presidente dell’Asael, Matteo Cocchiara -, così come preoccupanti sono le frasi del premier Giuseppe Conte, il quale ha ricordato che la classificazione delle tre macro-aree è avvenuta sulla scorta di dati forniti dalle stesse regioni e a seguito di un confronto con la Conferenza Stato-Regioni. L’ultimo Dpcm disegna provvedimenti fortemente restrittivi e penalizzanti per l’economia siciliana – prosegue Cocchiara – ma a questo punto gli enti locali chiedono a gran voce di conoscere i dati che hanno portato a questa decisione e, se questi non dovessero giustificare l’adozione di misure così stringenti, sarà necessario rivedere la classificazione ufficializzata ieri dal presidente del Consiglio”.

Il presidente dell’Asael poi conclude: “Gli enti locali non possono essere solo destinatari dei provvedimenti senza conoscerne appieno, e per tempo, le motivazioni. Nel contempo riteniamo opportuno che il governo regionale faccia conoscere le azioni intraprese in termini di ottimizzazione del sistema sanitario siciliano, con particolare riferimento al potenziamento delle strutture destinate a fronteggiare il rischio epidemiologico in corso. È tempo che in una materia delicata come la gestione della sanità la Regione attui un nuovo e più costruttivo coinvolgimento dei Comuni e dei loro amministratori nelle scelte delle politiche sanitarie i cui effetti vanno a ricadere sui territori e sui cittadini che sempre si rivolgono ai sindaci per il soddisfacimento dei loro bisogni”.

“La Sicilia sia dichiarata zona gialla”. È un coro all’unisono quello che parte dalle associazioni datoriali Sicindustria, Confindustria Catania, Confindustria Siracusa, Confcommercio Sicilia, Confesercenti Sicilia, Confapi Sicilia, Legacoop, Confcooperative, Unci, Agci, Unicoop Sicilia, Ance Sicilia, CNA Sicilia, Conflavoro PMI Sicilia, Assoimopresa, Confagricoltura.

Le organizzazioni, riunite tutte insieme, rivolgono un appello al Governo nazionale e alla Regione Siciliana in testa ma anche a tutti gli enti e le istituzioni della Sanità, e a tutti gli organismi attori dello sviluppo: “In un momento drammatico come quello che le nostre imprese stanno vivendo, occorre senso di responsabilità fuori dai giochi di appartenenza politica. Vengano messe in campo tutte le procedure e tutte le attività necessarie, tutte le prassi e i protocolli per far sì che la Sicilia venga riportata nel novero delle regioni cosiddette gialle, occorre prendere tutte le misure che consentano da un lato di tutelare la salute e dall’altro di affrontare il tema della tenuta del nostro sistema economico e sociale”.

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