Si stima che la Sicilia riceva 7 miliardi di euro in meno di quanto le spetterebbe se lo Statuto della regione venisse applicato pienamente con tutta l’autonomia che prevede. Ma forse sono ben superiori le cifre e superiori i danni ricevuti dall’Isola da questa mancata attuazione. Con riflessi anche sulla vita concreta delle persone, come l’impossibilità di ridurre le accise sulla benzina o i mancati investimenti capaci di creare sviluppo per le imprese e occupazione a causa di un bilancio regionale asfittico. A ciò si va ad aggiungere gli svantaggi propri della condizione di insularità, calcolata fino al 7,4% del Pil regionale.

Eppure nonostante questa “Carta” abbia una vita di oltre 70 anni le norme più importanti (in particolare gli articoli 36, 37 e 38) non sono mai state applicate, costringendo la Sicilia ad assumere da sempre il ruolo di questuante con il cappello in mano quando, invece, maggiori risorse le spetterebbero di diritto.

Temi analizzati nel corso del webinar organizzato da Attiva Sicilia dal titolo “Attiva lo Statuto” che ha permesso a politici, giornalisti, imprenditori, economisti, sindacalisti e intellettuali, moderati dal giornalista Angelo Scuderi, di ragionare sul valore dell’autonomia e sul modo in cui è stata utilizzata. “Perché è arrivato il momento di far pervenire il tema dello Statuto sulle agende della politica nazionale – ha esordito Matteo Mangiacavallo, capogruppo di Attiva Sicilia all’Assemblea Regionale Siciliana – Ecco il perché di questa campagna. Argomento non più rinviabile, anche perché la Regione non riesce più a dare sostegno alle fasce più deboli proprio per la carenza di risorse che l’attuazione dello Statuto eliminerebbe”.

L’economista Riccardo Compagnino ha sottolineato come il costo subito dalla Sicilia “sia difficile da quantificare. Ciò che è sicuro è che abbiamo vissuto nel dispregio delle norme legislative. La Sicilia è rimasta l’unica incompiuta tra le regioni a Statuto speciale: siamo partiti per primi e ora siamo gli ultimi. Lo Stato non fornisce nemmeno la collaborazione alla Regione per l’attuazione delle norme”.

Una Sicilia che “nonostante una pressione fiscale importante non ha possibilità di spesa”, sottolinea Angela Foti, deputata regionale di Attiva Sicilia e vicepresidente dell’Ars. “In altre regioni si fanno investimenti per imprese e famiglie, qui non riusciamo e, anzi, ogni legge che viene proposta deve fare i conti con le casse vuote della Regione. Eppure la Sicilia, anche a causa della sua condizione di insularità, avrebbe diritto a maggiori fondi: si stima, infatti, che l’essere isola comporti costi aggiuntivi ai siciliani quantificabili in 2.123 euro annui pro capite”.

Antonello Piraneo, direttore de La Sicilia, ha puntato i fari sul fatto che la nostra regione è “ben rappresentata a livello nazionale per poter fare pressing su questi argomenti eppure finora, in questi 70 anni, questa capacità non è stata mai mostrata. Io credo che debba arrivare anche una stagione di riforma dello Statuto, perché questa “Carta di identità” della Sicilia potrebbe essere scaduta”.

Provocatorio il vicedirettore responsabile del Giornale di Sicilia, Marco Romano: “O lo Statuto lo attuiamo nella sua completezza o decidiamo di farne a meno. Io credo nel valore dell’autonomia ma è evidente che questa mancata attuazione è legata a un problema di mancanza di volontà. Lo Statuto è nato per bloccare i rigurgiti indipendentisti e lo ha fatto bene ma poi non è andato oltre. Forse è una Carta di identità mai firmata”.

Dei riflessi concreti che l’attuazione dello Statuto avrebbe per i siciliani ha parlato il deputato regionale di Attiva Sicilia, Sergio Tancredi: “Applicare le norme finanziare dello Statuto significherebbe ad esempio abbassare le accise sulla benzina, fino a far pagare il carburante 60 centesimi a litro. Oppure recuperare quei 2,4 miliardi di Irpef che lo Stato si attribuisce per una generale riduzione delle tasse, in particolare verso le imprese che così sarebbero più competitive. Purtroppo non ci siamo mai resi conto delle importanti ricadute nella vita di tutti i giorni della mancata attuazione dello Statuto”.

Sebastiano Cappuccio (segretario generale Cisl Sicilia) ha posto la questione su un altro capitolo inattuato nel patto tra Stato e regioni del Sud: “C’è bisogno che la Sicilia chieda l’applicazione della clausola del 34% degli investimenti per il Sud che garantirebbe maggiori trasferimenti in base alla popolazione e che permetterebbe di liberare energie dal bilancio regionale”.

Il punto di vista degli imprenditori è stato espresso da Gero La Rocca (presidente giovani imprenditori Confindustria Sicilia) che ha evidenziato come oltre alla storica mancata attuazione dello Statuto ci sia stato negli “ultimi 10 anni un progressivo depotenziamento del fondo di coesione e un costante disinvestimento da parte dello Stato verso la Sicilia sceso al 22% secondo alcune stime”.

Il direttore di Live Sicilia, Salvo Toscano, si è interrogato sull’uso dello Statuto: “Guardiamo a cosa ha prodotto l’autonomia in Trentino Alto Adige e cosa in Sicilia: in Trentino un welfare di alto livello, in Sicilia sprechi, sussidi clientelari e privilegi. Bisognerebbe interrogarsi su cosa ci aspettiamo da questa autonomia”. Il direttore di BlogSicilia, Manlio Viola, si è detto “sostenitore dell’autonomia ma finora è stata utilizzata male e continuare a usarla così è deleterio ma cassarla solo perché se ne è fatto un utilizzo sbagliato non mi sembra una buona idea”.

Elena Pagana, deputata regionale di Attiva Sicilia, ha puntato i fari sulle problematiche delle aree interne e delle risposte che si potrebbero dare proprio grazie all’autonomia. “La questione è che lo Statuto a volte non è nemmeno conosciuto e non se ne conoscono le sue potenzialità”. Pagana ha poi ricordato le iniziative che Attiva Sicilia sta realizzando proprio legandole ai principi di autonomia come le proposte sull’agricoltura e quella sul sistema complementare di pagamenti “Tarì”. Ha, infine, ricordato l’importanza delle battaglie sullo Statuto in favore dei giovani. E proprio due giovani dell’iniziativa “Si arresti arrinesci” hanno portato la testimonianza di chi ha voluto scommettere sulla Sicilia per studiare e per lavorare.

Ciro Lo Monte di Siciliani Liberi ha ribadito la “piena incostituzionalità in cui vive la Sicilia per la mancata attuazione dello Statuto che è fra l’altro la causa di tutti i problemi della regione. Ma non è solo colpa dello Stato se è successo questo ma anche dei siciliani che hanno affidato ai partiti nazionali l’applicazione di questo Statuto”.

Rosalinda De Francesco (Movimento 24 Agosto – Equità territoriale) ha definito “pazzesche” la quantità di risorse “di cui la Sicilia è stata spogliata dallo Stato negli anni. L’applicazione dello Statuto dovrebbe essere l’inizio di un’unione di tutto il Sud su battaglie etiche. Mentre finora il Sud è stato colonizzato da partiti Nord-Centristi”.

Il giornalista della Gazzetta del Sud, Antonio Siracusano, ha lanciato un appello: “Creare una coscienza civile che veramente interpreti questo Statuto per il rilancio della Sicilia e non sia solo un pennacchio da issare a convenienza. Ma bisogna uscire dal vittimismo: non è colpa dello Statuto se sprechiamo risorse e se non spendiamo i fondi europei”.

Di “mezzo per fare della Sicilia una regione all’avanguardia” ha parlato la deputata regionale di Attiva Sicilia, Valentina Palmeri, che ha sottolineato la necessità di “partire dalle vocazioni dell’Isola come agricoltura, ecosostenibilità, turismo”. Poi Palmeri ha sottolineato come in alcuni momenti storici l’attuazione dello Statuto abbia permesso anche importanti risultati come nel caso della legge sulle coste degli anni ‘80 che ha consentito di salvaguardare luoghi bellissimi della regione.

Un esempio concreto di cosa significhi la mancata applicazione dell’autonomia è stato portato dal giornalista e scrittore Marco Esposito, autore di Zero al Sud: “In fase di assegnazione delle risorse nazionali per gli asili nido, sebbene queste siano rivolte principalmente alle aree disagiate, i comuni siciliani si trovano a dover competere con i comuni del Nord e del centro. Questo perché la Sicilia non ha tenuto gli occhi aperti su questo sistema di suddivisione. La Regione avrebbe dovuto far valere la sua autonomia, farsi assegnare i fondi e decidere poi autonomamente a quali comuni erogarli”.

Altra provocazione è arrivata da Enrico Del Mercato, capo della redazione di Palermo di Repubblica: “Lo Statuto è stato un volano di sviluppo o una pietra al collo?”.

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