Andavano dall’imprenditore preso di mira e con “parole dolci” si realizzava l’estorsione amichevole. E l’imprenditore annuiva e pagava, quasi quasi ringraziando anche. Ma con la promessa della cosiddetta “messa a posto”: “Qui non viene più nessuno”. E’ una delle intercettazioni simbolo dell’operazione antimafia “Fenice” che nei giorni scorsi è sfociata con 6 indagati, tra cui il presunto capo della mafia di Misilmeri Michele Sciarabba.
Il pizzo per i carcerati
Le estorsioni venivano organizzate per aiutare le famiglie dei carcerati a sostentarsi in assenza del congiunto e per pagare le spese legali. Ne sono state documentate diverse e tra questi c’è anche l’estorsione “amichevole”. Niente grida, minacce o altro. Anzi, parole proprio amichevoli. Lo si evince dal dialogo intercettato di Giusto Giordano con il cognato di un noto imprenditore del Palermitano. Giordano, esponente della mafia di Misilmeri, aveva avuto direttive da Sciarabba di andare dall’imprenditore per chiedere il pizzo e così ha fatto.
Il contatto con il cognato dell’imprenditore
Effettivamente questo contatto ci sarebbe stato. Per l’esattezza Giordano va dal cognato di questo noto imprenditore che però lo mette al corrente di essere già stato vittima di un tentativo di estorsione “…Già sono venuti…”. Il fedelissimo di Sciarabba gli rispose che chi lo aveva avvicinato non era autorizzato “…perché può essere che sono abusivi…”.
La garanzia
Il familiare dell’operatore economico si mette subito a disposizione, notando anche i modi affabili di Giordano il quale si vantava per il modo con cui gli stava chiedendo i soldi: “…Però vedi che… è una cosa che… amichevole…”. E il familiare addirittura ossequiava: “Ma io ti ringrazio, che c’entra …che c’è paragone … va be a questi livelli non ci sono problemi… la negativa non si fa a nessuno…”. Giordano nel frattempo rassicurava il suo interlocutore dicendogli di aver detto a SCIARABBA che da lui non sarebbe dovuto andare nessuno: “…Io gli ho detto che qua non deve venire nessuno…”. Il cognato dell’imprenditore raccontò che gli avevano chiesto 30 mila euro nel precedente tentativo di estorsione e qui c’è anche la contrattazione: “Te la posso chiudere per quindicimila perché sei un amico”.
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