Un obiettivo raggiunto malgrado le polemiche, le tensioni e le pressioni da più parti: è legge la norma che obbliga deputati, consiglieri e assessori a dichiarare la loro eventuale appartenza alle logge massoniche.
Blog Sicilia ha parlato con Claudio Fava presidente della commissione regionale Antimafia e ‘padre’ politico di questo provvedimento.
La legge ha creato tensioni in aula anche se i deputati hanno dichiarato di non essere massoni. Che bilancio trae da tutto l’iter che ha riguardato l’esame fino all’approvazione finale di questo provvedimento?
Il bilancio è assolutamente positivo, abbiamo ottenuto che la Sicilia abbia una legge d’avanguardia che pretende da deputati consiglieri e assessori un dovere di lealtà verso l’elettorato. Un’operazione politica istituzionale in controtendenza con le accuse di opacità che sono state spesso state rivolte a questa Assemblea. Le tensioni erano inevitabili se si pensa a quante volte la politica siciliana sia stata pervasa, occupata, manipolata e governata da obbedienze massoniche. Sono cronache recenti conosciute. Ci sono carriere, processi amministrativi, giudizi politici, scelte politiche: che la politica siciliana è stata filtrata da obbedienza massonica è un dato storico. Da qui abbiamo pensato che ci fosse un dovere di trasparenza: la massoneria non è un’associazione come tutte le altre perchè impone segretezza e riservatezza ai suoi iscritti. Il trovarsi a dovere scegliere tra l’ obbedienza alla massoneria o alle leggi della Repubblica pensavamo che andasse evitato. Mi aspettavo questo tipo di reazione. Capisco quanto scarsa disponibilità ci sia stata in passato e quale attenzione ci sia oggi ad una richiesta di trasparenza che non è un processo all’intenzione. Se io fossi al posto di un massone sarei lieto di dichiarare la mia appartenenza con orgoglio.
Ma i Massoni parlano, adesso, di legge incostituzionale e di ‘mostro giuridico
Non capisco la grande preoccupazione del Grande Oriente Italia e dei sodali che hanno parlato di mostruosità. Noi abbiamo chiesto di dichiarare adesione per far in modo che gli elettori abbiano gli strumenti per valutare i comportamenti degli eletti. I magistrati per esempio non si possono iscrivere a logge massoniche per la loro funzione di terzietà che rischia di essere messa a dura prova con l’adesione ad un’ associazione a carattere di riservatezza che sfiora la segretezza. Questo ragionamento è stato fatto per i magistrati. Noi diciamo invece ad un politico che può essere massone ma lo deve dichiarare.
C’era bisogno di questa legge o erano altre le priorità?
Se si fa questa legge non se ne possono fare altre cento? Il dovere della trasparenza non è priorità come le altre leggi? E’ una polemica assai ridicola.
In passato ci sono stati tentativi di normare o invitare i deputati a dichiarare la loro appartenenza a logge massoniche. Insomma esisteva già un ordine del giorno del ’92 applicato per un periodo
Qui noi poniamo il problema in termini prescrittivi, adesso è un dovere dell’eletto, non si tratta di un invito.
Lei è anche Presidente della commissione regionale Antimafia, quali le priorità: incontri, audizioni etc?
Procederemo con tre sedute a settimana, a tappe forzate, con l’indagine sul sistema Montante. Presenteremo entro fine anno la nostra relazione all’Assemblea regionale e completeremo il nostro quadro sugli effetti devastanti sulla democrazia che questo sistema ha avuto e sul suo impatto sulla Sicilia e sulla politica siciliana.
Abbiamo cominciato a lavorare sul depistaggio Borsellino: non abbiamo gli obiettivi che hanno i magistrati ma vogliamo capire come si sono determinate le condizioni politiche perchè questo depistaggio. Dovremmo approntare il codice etico sul quale ci eravamo impegnati qualche mese fa che riguarderà eletti e burocrazia regionale. Poi ci stiamo continuando ad occupare delle infiltrazioni mafiose nel mercato ortofrutticolo di Vittoria.
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