“La sentenza d’appello ribalta la sentenza di primo grado del processo sulla trattativa. Grazie anche a nome di Claudio”. E’ quanto ha scritto su Facebook Luciano Traina, il fratello di uno degli agenti di scorta morti con il giudice Paolo Borsellino il 19 luglio del 1992, dopo la sentenza della corte d’assise d’appello di Palermo che ha assolto i carabinieri Mori, Subranni, De Donno e l’ex senatore Marcello Dell’Utri. Sul suo profilo social Luciano Traina ha postato una foto del funerale. Un commento che ovviamente è ironico e al tempo stesso intriso di tanta amarezza.
Ci fu il dialogo tra mafia e Ros
Traina è un ex poliziotto della squadra mobile di Palermo, uno di quelli che arrestò Giovanni Brusca, il mafioso che azionò il telecomando della strage di Capaci. Ecco perché non riesce a mandar giù questa sentenza di appello che ha il sapore di una beffa, almeno per lui. Anche perché ricorda che ci fu quel dialogo segreto dei carabinieri del Ros con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino e che in qualche modo mise in moto un processo che finì per affrettare l’organizzazione della strage di via D’Amelio in cui morì il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Circostanza che è stata confermata da Brusca ma con questa sentenza i giudici hanno sostenuto che il modo in cui agirono è stato legittimo. “Ho fatto l’agente per 30 anni – aggiunge amareggiato Traina – e mai mi sarei sognato di andare a dialogare con un boss”.
Due soltanto i condannati
Sono stati alla fine soltanto due i condannati: Leoluca Bagarella e Antonino Cinà. Per Bagarella pena ridotta da 28 a 27 anni, per Cinà confermati 12 anni. Assolti, invece, gli ufficiali dei carabinieri i generali Mario Mori e Antonio Subranni e il colonnello Giuseppe De Donno. Assolto anche l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri.
Le scelte della corte d’appello
Per Bagarella i giudici hanno riqualificato il reato in tentata minaccia a corpo politico dello Stato, dichiarando le accuse parzialmente prescritte. Ciò ha comportato una lieve riduzione della pena passata da 28 a 27 anni. Gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno sono stati assolti con la formula perché il “fatto non costituisce reato”, mentre Dell’Utri “per non aver commesso il fatto”. Confermata la prescrizione delle accuse al pentito Giovanni Brusca. L’appello, nel corso del quale è stata riaperta l’istruttoria dibattimentale, è cominciato il 29 aprile del 2019.
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