- Frane e alluvioni, da Palermo a Messina l’Isola in ginocchio.
- Fillea: “Riprogrammazione immediata con un piano regionale contro il dissesto idrogeologico.
- Trentamila gli edifici a rischio crollo elevato e molto elevato nell’Isola per frane e alluvioni”.
“E’ un’Isola in ginocchio. A partire da Palermo, bisogna fermare il rischio crolli per edifici, infrastrutture, centri storici e mettere in sicurezza il territorio subito, con un piano di mitigazione del dissesto idrogeologico che prevede opere che non possono più attendere e buona occupazione”. A dirlo sono i segretari generale di Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo e Fillea Cgil Sicilia Pistorìo, che chiedono al governo Musumeci di attivarsi, in attesa dei fondi del Pnrr, con le normative esistenti.
Cambiamenti climatici e maltempo
“Stiamo assistendo ad eventi climatici che stanno causando danni ingenti a un territorio, come è accaduto nel palermitano in questi giorni, con il crollo della montagna sulla galleria a Belmonte e Mezzagno, l’allagamento della Ss 184 all’altezza di Lercara Friddi e prima ancora le alluvioni a Catania, Siracusa e Messina. E vogliamo evitare che si ripeta quello che è accaduto a Giarre e a Giampilieri. Le emergenze sono ormai all’ordine del giorno e stanno solo scoperchiando falle dovute a sistemi di scarico delle acque reflue obsolete, consumo del suolo dissennato, cementificazione. Occorre pianificare”, dicono.
Problema Dissesto Idrogeologico
La Fillea da anni ribadisce la necessità di programmare lavori di adeguamento e ristrutturazione dei corsi d’acqua, consolidamento dei terreni, permeabilizzazione aree urbane, ammodernamento dei sistemi fognari e di depurazione, rispristino di aree verdi, consumo di suolo zero, pavimentazioni porose, tetti verdi.
“L’Ispra nel suo ultimo rapporto ha indicato che nell’Isola ci sono 15.369 edifici a rischio crollo per frane con un indice molto elevato (P4) e 15.747 a rischio elevato (P3). Di questi il 30% si trovano a Palermo – aggiungono Ceraulo e Pistorìo – E sono 3.309 gli edifici a rischio molto elevato di crollo per alluvioni. Occorre avviare un piano strutturale che metta al riparo da questo tipo di eventi calamitosi. Altrimenti, le catastrofi di questi giorni, che ci riportano a quanto accaduto nel 2015 col crollo del pilone sull’autostrada Palermo-Catania, rischiano di bloccare l’intera economia dell’Isola”.
Cosa ha fatto Musumeci?
Tra le normative esistenti la Fillea cita il decreto legge 109 del 2018 che ha istituito la “cabina di regia” con il compito di verificare l’attuazione degli interventi per ridurre i rischi al territorio anche in materia di dissesto idrogeologico. E il DPCM del 20 febbraio 2019, che ha dato il via al piano nazionale mitigazione del rischio idrogeologico con risorse messe in campo per il triennio 2019- 2021 di quasi 11 miliardi di euro. E ancora: il decreto legge 77 del 2021, che ha introdotto i commissari di governo per il contrasto al dissesto idrogeologico, delega in Sicilia anche questa affidata al presidente della Regione.
“E cosa ha fatto Musumeci? Come denuncia un sito di informazione, avrebbe dato 3 milioni di incarichi co.co.co per quasi 100 mila euro a testa, nel solo 2020 – aggiungono Ceraulo e Pistorio – Siamo basiti. Anche la Corte dei Conti ha confermato nella sua relazione dell’ottobre scorso che la Regione è ‘inefficiente’ nella spesa dei fondi a disposizione. Serve una riprogrammazione immediata degli interventi se non vogliamo perdere questi finanziamenti, i fondi Fesr e quelli in arrivo con il Pnrr che, sul tema del dissesto, stanzia 3,2 miliardi di euro a livello nazionale. Per questo la Fillea sta programmando iniziative in tutti i territori provinciale per condividere le proposte sulla messa in sicurezza della Sicilia con le città e le istituzioni e renderle obiettivi condivisi”.
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