• I sindacati del Teatro Massimo insieme con un sit-in
  • In piazza Verdi, domani dalle 17, chiederanno la stabilizzazione
  • Protesta per dotazione organica e contratto di secondo livello

Fials- Palermo, Slc Cgil – Palermo, Fistel–Cisl Palermo e Uilcom – Palermo, hanno indetto insieme, per domani 24
giugno, dalle 17 alle 20, un sit-in davanti al Teatro Massimo di Palermo. Le quattro sigle chiedono risposte sulle stabilizzazioni, sulla dotazione organica e sul contratto di secondo livello, in seguito alla proclamazione dello stato di agitazione per il mancato accordo sulla definizione della pianta organica.

Cosa chiedono le sigle sindacali

I sindacati chiedono la conversione del rapporto di lavoro per i 42 precari rimasti fuori dal processo di stabilizzazione che – secondo quanto approvato dal CdI – interesserebbe solo 105 unità, giungendo così come auspicato dalle parti sociali alle 380 unità attualmente in forza alla Fondazione.

L’annuncio delle assunzioni

Sono previste 105 assunzioni a tempo indeterminato al Teatro Massimo di Palermo. Il consiglio d’indirizzo della Fondazione Teatro Massimo col parere positivo del collegio dei revisori dei conti, ha infatti approvato all’unanimità la proposta di nuova dotazione organica per il triennio 2021-2023 che prevede l’incremento delle posizioni lavorative a tempo indeterminato che crescono di 105 unità. Si tratta di 31 professori d’orchestra, 19 artisti del coro, 21 tersicorei, 30 tecnici e 4 amministrativi, lavoratori ad altissima professionalizzazione, indispensabili per la produzione.

Dipendenti Fondazione passeranno a 338

La dotazione organica della Fondazione passa così dagli attuali 233 a 338 lavoratori a tempo indeterminato. A questi si aggiungono i lavoratori che saranno assunti con contratto a tempo determinato in relazione a specifiche e puntuali esigenze della produzione, per un totale di 380 persone.

Il dissenso dei sindacati “confronto insufficiente”

Le segreterie territoriali Slc-cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Fials-cisal, hanno però espresso il loro dissenso sottolineando in una nota che si tratta di un “‘prodotto’ unilaterale, vista l’interruzione del confronto ancora in corso, che così definito risulta insufficiente e contraddittorio”.

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