“Perché non lo stabilimento di Termini?“. Lo dice la Uil dopo aver appreso la notizia che il gruppo automobilistico Faw ha scelto l’Emilia Romagna per il suo primo investimento di oltre un miliardo per la costruzione di auto elettriche. Si tratta di un accordo che permetterà di creare migliaia di posti di lavoro.

Il sindacato ricorda che l’area industriale di Termini Imerese è candidata da circa dieci anni a questa produzione ma sino ad oggi è stata coinvolta solo in iniziative “farlocche”. Da qui l’appello al Governo regionale e al  Mise di valorizzare e promuovere questo stabilimento e non destinarlo a “iniziative fasulle”.  “Da noi arrivano solo truffatori – dicono Claudio Barone ed Enzo Comella, segretari della Uil Sicilia e della Uilm Palermo – che non creano buona occupazione. Bisogna, quindi, rilanciare la vera cultura industriale stendendo il tappeto rosso a chi decide di investire nella nostra terra, soprattutto nei settori innovativi”. Intanto su Blutec, Fiom, Fim e Uilm nazionali e territoriali hanno chiesto questa mattina un incontro urgente al ministero dello sviluppo economico con la presenza della Regione.

Nelle scorse settimane i commissari straordinari di Blutec hanno pubblicato una manifestazione di interesse per la vendita di tutti i complessi aziendali della società, incluso lo stabilimento di Termini Imerese. Si riaccendono dunque le speranze per lo stabilimento ex Fiat del Palermitano soggetto negli ultimi anni ad una vera e propria odissea.

Sul rilancio del sito industriale ex Fiat di Termin Imerese se ne è parlato a marzo a Palazzo Comitini nel corso di un vertice tra il sindaco metropolitano, Leoluca Orlando, il coordinamento dei sindaci del territorio, i sindacati e i Commissari Straordinari della Blutec, indicati dal MISE.

Al tavolo i tre Commissari hanno illustrato il percorso che avrebbero dovuto individuare, entro il mese di aprile con flessibilità di derogare a luglio, il cammino di avvio al programma con il quale è opportuno predisporre l’approvazione dell’accordo di programma che renda appetibili tutti gli impianti presenti nell’area.  L’accordo è articolato in due fasi: una prima che indichi le risorse disponibili e una seconda atta alla declinazione degli strumenti più idonei ad una reindustrializzazione efficace, e in sintonia con le vocazioni produttive del territorio.

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