Per un banale litigio gli bruciano l’auto. Gli autori dell’attentato incendiario sono stati individuati dai carabinieri che hanno fatto luce su un episodio accaduto nel luglio scorso nel centro di Ragusa. Arrestati i tre presunti piromani e chiarita la dinamica di quanto accaduto.  Tre mesi dopo i carabinieri hanno arrestato un ragusano di 27 anni e due gelesi di 27 e 22 anni, finiti ai domiciliari per decisione del Gip.

Decisive le telecamere

Acquisendo i filmati delle telecamere di videosorveglianza, gli uomini dell’Arma hanno prima individuato il 27enne di Ragusa. Poi, grazie alle intercettazioni telefoniche nello sviluppo delle indagini, sono arrivati ai suoi complici. L’incendio all’auto è stato appiccato a causa dei dissidi tra il giovane ragusano e il proprietario della vettura. Gli arresti sono stati eseguiti contemporaneamente a Ragusa, Vittoria e Gela.

Storie “ordinarie” di cronaca

Di storie simili se ne sono consumate a decine in Sicilia, dove spesso come “vendetta” si utilizza l’arma del danneggiamento alle auto. E’ accaduto qualche mese fa anche nel Trapanese dove un uomo danneggiò l’auto di un conoscente per consumare una personale vendetta. Ma venne immortalato dalla videosorveglianza e denunciato. I carabinieri segnalarono alla Procura un alcamese di 42 anni con precedenti di polizia per il reato di danneggiamento. Si arrivò al provvedimento a conclusione di una serrata indagine. Tutto ebbe inizio dopo la denuncia del proprietario dell’auto danneggiata.

Il caso scoperto nel Messinese

Altri simili episodi sono venuti alla luce e anche smascherati dalle indagini. Come quando i poliziotti delle volanti hanno denunciato un cittadino messinese di 44 anni per i reati di danneggiamento aggravato e porto d’arma o oggetto atto ad offendere. Il 44enne sarebbe stato l’autore di una serie di danneggiamenti ad autovetture parcheggiate in strada per svariati mesi. Avrebbe graffiato in più parti la carrozzeria di uno dei veicoli presi di mira, ne avrebbe forato i quattro pneumatici, rotto lo specchietto laterale e spezzato un tergicristallo. Ad incastrarlo anche in quel caso le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona. L’uomo, interrogato sui fatti emersi, ha ammesso le proprie responsabilità. Le motivazioni sono riconducibili a screzi di vicinato o incomprensioni sul posto di lavoro.

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