Danneggia l’auto di un conoscente per consumare una personale vendetta, ma viene immortalato dalla videosorveglianza e denunciato. I carabinieri della stazione di Alcamo hanno segnalato alla Procura un alcamese di 42 anni con precedenti di polizia per il reato di danneggiamento. Si arriva al provvedimento a conclusione di una serrata indagine intrapresa dagli uomini dell’Arma di Alcamo. Tutto ha avuto inizio dopo la denuncia del proprietario di un’auto danneggiata.
La denuncia
La vittima dichiarò ai militari dell’Arma di aver ritrovato la propria autovettura, parcheggiata in via San Francesco di Paola, danneggiata in tutta la fiancata e sul cofano anteriore. Ad essere state trovate delle rigature. Al 42enne si è arrivati grazie alla videosorveglianza.
Si guarda attorno ed entra in azione
I carabinieri sono riusciti a risalire al presunto autore tramite la visione di immagini estrapolate da circuiti di videosorveglianza pubblici e privati. Analizzando i vari video si scorge il 42enne che, dopo essersi guardato intorno, danneggia l’autovettura. Una volta individuato i carabinieri hanno segnalato il 42enne all’autorità giudiziaria.
Il movente
Massimo riserbo da parte degli inquirenti sul movente. I militari dell’arma sono riusciti a ricostruire la vicenda. Si tratterebbe di una sorta di vendetta maturata nella vita privata. Al momento, però, gli inquirenti non forniscono nessun particolare.
Il caso scoperto nel Messinese
Altri simili episodi sono venuti alla luce e anche smascherati dalle indagini. Come quando i poliziotti delle volanti hanno denunciato un cittadino messinese di 44 anni per i reati di danneggiamento aggravato e porto d’arma o oggetto atto ad offendere. Il quarantaquattrenne sarebbe stato l’autore di una serie di danneggiamenti ai danni di autovetture parcheggiate sulla pubblica per svariati mesi. Avrebbe graffiato in più parti la carrozzeria di uno dei veicoli presi di mira, ne avrebbe forato i quattro pneumatici, rotto lo specchietto laterale e spezzato un tergicristallo. Ad incastrarlo anche in quel caso le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona. L’uomo, interrogato sui fatti emersi, ha ammesso le proprie responsabilità. Le motivazioni sono riconducibili a screzi di vicinato o incomprensioni sul posto di lavoro.
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