Di problemi l’ospedale di Siracusa ne ha già abbastanza, per via della catena di contagi da covid19, ma a questi si è aggiunto un disservizio, ai danni di un utente, che si è recato nel presidio ospedaliero per una visita programmata in Ortopedia. Nulla di grave, un guaio alla spalla che, però, è bene tenere sotto osservazione ma prima di varcare la porta della stanza del medico, il paziente ha dovuto faticare, a causa del ticket, che è riuscito a pagare dopo una vera odissea. Ed è lui stesso a raccontare la sua giornata, dal momento in cui è arrivato nel reparto dopo aver fatto 3 piani a piedi per evitare di prendere l’ascensore, “sconsigliato” di questi tempi.
“Prendo il mio numeretto – racconta l’utente – e attendo di essere chiamato, arriva il mio turno e una persona mi accoglie svolgendo quanto di rito e chiedendomi di andare a pagare il ticket al piano terra, fatte le scale arrivo davanti alla cassa ticket e trovo davanti a me un foglio che recita che la cassa sarà chiusa il martedì e il giovedì fino a nuovo ordine, mi guardo attorno in quell’androne vuoto e scruto in lontananza due donne alla cassa delle prenotazioni, mi avvicino e chiedo lumi ottenendo una chiara risposta “e io che ci posso fare se la cassa è chiusa, chiedi in reparto”.
“Mi riavvio all’ormai famoso – racconta l’utente – terzo piano e dopo aver atteso il mio ennesimo turno espongo quanto sopra alla stessa persona che mi aveva accolto in prima battuta che alquanto sconvolta mi consiglia di andare a pagare il ticket alla tabaccheria di via Giuseppe di Natale. Mi avvio verso il negozio indicato ma il commesso mi guarda con fare dispiaciuto esclamando “ma qui ticket non se ne paga…sei il terzo”, ringrazio e mi riavvio verso l’ospedale, saluto la guardia all’ingresso con cui si è stretto un rapporto consolidato e su per le scale, replay”.
“Arrivo all’ormai famoso terzo piano, attendo l’ennesimo mio turno per incontrare ancora quella ormai famosa donna ai miei occhi che mi chiede: “Fatto?” Con lo sguardo triste le racconto la mia disavventura e le chiedo se è più conveniente che torni domani, magari il venerdì è aperta la cassa ticket! Vedo il panico nei suoi occhi e uno sgomento precede la frase “ormai è registrato, deve fare la visita oggi, ma prima deve pagare il ticket” e va via! Mi sento perso ma una vecchietta, per fortuna c’è sempre una vacchetta che sa, si avvicina e mi dice “l’unico tabaccacaio è quello del Viale Teocrito, vai lì e lo paghi”.
“E via giù per le scale fino al viale Teocrito, fila fuori dal tabaccaio – racconta il paziente – e finalmente è il mio turno, posso pagare quei € 22,91 + 2 per la giusta commissione (che naturalmente avrei risparmiato se la cassa ticket fosse stata aperta) e mi avvio per tornare là a quella mia seconda casa che è diventato il reparto di ortopedia, sudato come se avessi fatto una gara di mezzofondo arrivo e trovo l’accettazione chiusa: panico Si apre un’altra porta e sento il mio nome, mi avvicino e porgo tutte le carte compreso il ticket, ce l’ho fatta, ce la faremo. Adesso sono a casa con una spalla ancora dolorante e le ginocchia a pezzi e e se avessi avuto 70 anni, le stampelle, la sedia a rotelle, un menisco rotto, un femore fratturato: è pur sempre ortopedia”.
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