Nonostante le cimici in casa e le segnalazioni dei parenti, i carabinieri, che piazzarono le microspie nell’appartamento in cui viveva Evan nelle settimane precedente al suo decesso, non avrebbero riscontrato casi di maltrattamenti. E’ indicato in una relazione inviata alla Procura di Siracusa, come svelato nella trasmissione Quarto Grado andata in onda su Rete 4 che si è occupata del caso del piccolo di 2 anni di Rosolini arrivato morto il 16 agosto scorso all’ospedale Maggiore di Modica per cui sono stati arrestati Letizia Spatola, 23 anni, la madre del piccolo, ed il compagno, Salvatore Blanco, 30 anni.
Le indagini sui presunti casi di maltrattamenti ai danni del bimbo hanno avuto inizio dopo le denunce della famiglia del papà di Evan che si sarebbe rivolta anche agli assistenti sociali di Rosolini ma nella ricostruzione dei militari, dalla fine di luglio fino a qualche giorno prima della morte di Evan, le conversazioni non avrebbero svelato nulla di grave.
“Alla data del 10 agosto – si legge nel documento – quest’ufficio dava comunicazione telefonica all’autorità giudiziaria che dalle progressive fino a quel momento esaminate, non erano stati acquisiti elementi utili e probatori alla prosecuzione dell’attività, in quanto non venivano ascoltate situazioni riconducibili a maltrattamenti nei confronti dei minori, anzi si comprendevano dagli audio azioni di vita quotidiana all’interno di un nucleo familiare con minori in tenera età consistenti in attenzioni e cure poste in essere dai conviventi Spatola e Blanco“.
“O queste conversazioni non sono state ascoltate oppure non è stato ritenuto grave quel che è stato sentito” ha detto l’avvocato Federica Tartara, legale papà di Evan, intervenuta alla trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi.
Eppure, secondo quanto affermato a BlogSicilia dall’avvocato della donna, l’avvocato Natale Di Stefano, la stessa donna, come ammesso ai magistrati nel corso della sua deposizione, avrebbe voluto lasciare il compagno, anzi stava per farlo prima della morte di Evan, a causa del suo carattere turbolento. Secondo quanto riferito dal legale dell’indagata per ben tre volte il bambino è stato sottoposto alle cure dei medici ma se nella prima occasione la madre si era convinta che le lesioni se le era procurate accidentalmente, a partire dalla seconda avrebbe nutrito dei sospetti sul comportamento del compagno. Dopo l’ennesimo ritorno dal Pronto soccorso dell’ospedale di Noto, la donna, secondo quanto svelato dal difensore, avrebbe pensato di andarsene solo che da lì a poco si è consumata la tragedia.
Una ricostruzione, quella della donna, che confermerebbe l’atteggiamento violento del compagno, il quale, però, ha sempre rigettato ogni accusa. Ma c’è anche la testimonianza del fratellino di Evan, che viveva nella stessa casa, il quale, nel corso dell’incidente probatorio al palazzo di giustizia di Siracusa, avrebbe detto agli inquirenti delle condotte aggressive non solo del compagno della madre ma anche di Stefano Lo Piccolo, il padre naturale di Evan.
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