Il Tribunale di Siracusa ha emesso una condanna ed un’assoluzione al termine del processo per minacce ed ingiurie aggravate dal metodo mafioso ai danni di Bruno Piazzese, imprenditore siracusano, simbolo dell’antiracket, che da circa 20 anni vive sotto scorta.

Sono stati inflitti 8 mesi di reclusione a Sebastiano Miano, 56 anni, difeso dall’avvocato Matilde Lipari mentre è stato assolto Massimiliano Listo, 38 anni, assistito dall’avvocato Junio Celesti. Al termine della requisitoria, il pm della Procura distrettuale antimafia Alessandro La Rosa aveva sollecitato per entrambi gli imputati le condanne: 9 mesi per Miano, 6 mesi per Listo.

La vicenda

Secondo la tesi della Procura distrettuale antimafia di Catania, la vicenda trae origine  da un incontro tra i tre avvenuto casualmente in bar di Siracusa, nell’ottobre del 2017, a due passi dal Santuario della Madonna delle Lacrime.

Ci sarebbe stato uno scambio di sguardi e poi di battute tra Miano e Piazzese, che si conoscono per questioni professionali, avendo il primo lavorato per l’imprenditore molti anni fa come buttafuori nel suo locale. Per gli inquirenti, Piazzese sarebbe stato minacciato e da lì a poco la tensione sarebbe salita alle stelle e nella discussione sarebbe stato risucchiato Listo, che, interrogato dagli inquirenti, assicurò di non aver mai incontrato Piazzese prima di allora.

Chi è Bruno Piazzese

Bruno Piazzese, difeso dall’avvocato Sebastiano Ricupero, è sotto scorta dopo il primo attentato al suo locale, l’Irish pub, avvenuto il 19 marzo del 2002. Le sue denunce gli consentirono di accedere ai fondi per le vittime del racket delle estorsioni e con quei soldi riuscì a  rimettere in piedi la sua attività commerciale: la riapertura avvenne a 9 mesi dall’intimidazione.

Ma nell’agosto del 2003, l’Irish pub, fu divorato da un altro rogo, quasi dopo le prime condanne in tribunale dei presunti estorsori, riconducibili ad esponenti del clan Bottaro-Attanasio.

A capo delle associazioni antiracket

L’anno successivo Bruno Piazzese, per via della sua strenua lotta a Cosa Nostra, si pose alla guida delle associazioni antiracket della provincia di Siracusa, rendendosi promotore di campagne per sensibilizzare i commercianti e gli imprenditori vittime del pizzo a denunciare ma alla fine del 2004, dopo l’ennesima riapertura del suo locale, un altro incendio danneggiò la sua attività.