Un peschereccio italiano, il Nuovo Cosimo, si trova di nuovo all’interno della zona di protezione pesca libica di circa 6-7 miglia. L’imbarcazione era stata fatta oggetto nei giorni scorsi, insieme ad altri pescherecci, di colpi di avvertimento da parte di una motovedetta libica. Nell’area sono presenti anche unità navali turche e una unità della Marina italiana.
Giovedì l’assalto all’Eliseo
Giovedì scorso l’assalto al peschereccio Eliseo avvenuto a 35 miglia a nord della costa di Al Khums, “all’interno della Zona di protezione di pesca nelle
acque della tripolitania” come ha comunicato la Marina Militare intervenuta sul posto in soccorso con la fregata Libeccio. Un tratto di mare definito “ad alto rischio” dalle nostre autorità.
Nei giorni scorsi era rimasto ferito il comandante Giuseppe Giacalone del peschereccio Aliseo. Raggiunto dai colpi di arma da fuoco sparati da una motovedetta militare libica. Gli accertamenti scongiurarono danni fisici gravi: il comandante è rimasto in buone condizioni generali di salute con una ferita lieve al braccio ed alla testa. Sabato scorso il rientro a Mazara del Vallo.
In settimana, il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, incontrerà a Roma – come da lui annunciato nel giorno del rientro dell’Aliseo – i ministri degli Esteri e della Difesa. Sui social, il primo cittadino del centro in provincia di Trapani si era fatto sentire: “Adesso basta! E’ inconcepibile pensare di continuare così. Servono accordi diplomatici, nuovi accordi commerciali, serve soprattutto un’azione forte e determinata da parte del Governo italiano affinché intervenga con la Libia”.
Le proteste di Musumeci
Veementi le proteste del presidente della Regione Nello Musumeci che disse la sua dopo quanto accaduto al largo di Bengasi: “Basta! Non ne possiamo più di queste azioni di violenza delle motovedette libiche contro i nostri motopescherecci. Non è tollerabile che i pescatori siciliani debbano andare a lavorare nelle acque internazionali con l’incubo di finire arrestati, sequestrati o persino mitragliati, senza colpa alcuna. Il governo italiano apra finalmente un confronto serio e risolutivo con Tripoli. Non vorrei pensare che per Roma la legittima tutela di interessi economici con la Libia debba fare dei pescatori siciliani una sorta di carne da macello”.
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