I pizzini per comunicare, il vecchio classico metodo era anche utilizzato da Matteo Messina Denaro. Emerge dall’inchiesta del procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido che ha portato oggi all’arresto della sorella del boss, Rosalia. La donna considerata “vera e propria collettrice dei biglietti del fratello”. Decine i pizzini scoperti dopo l’arresto dell’ex latitante. Messaggi arrotolati, sigillati con il nastro adesivo, spesso avvolti in piccoli pacchetti. Indirizzati a destinatari indicati con nomi in codice di “Fragolone (soprannome della sorella Rosalia ndr), Fragolina, Condor, Ciliegia, Reparto, Parmigiano, Malato, Complicato, Mela”.

Il veicolo dei “tramiti”

I pizzini di Messina Denaro veicolati attraverso una catena, più o meno lunga, di fedelissimi, che lo stesso boss, nei suoi scritti, definiva “tramiti”. Nel sistema del latitante finora ancora più impenetrabile di quello degli altri capi, però, c’era una falla. Per anni Messina Denaro ha adottato mille cautele, prima fra tutte quella di non lasciare traccia dei biglietti. Venivano rigorosamente distrutti dopo la lettura. Stavolta però il boss è stato il primo a non osservare la regola. “Avendo la necessità di dialogare in termini più brevi e con minori precauzioni con i suoi familiari, – scrive il gip – e talvolta di conservare la posta, soprattutto quella in uscita, come promemoria delle innumerevoli faccende che gli venivano sottoposte”.

L’errore anche della sorella

Un errore che ha commesso anche la sorella Rosalia. “Ha colpevolmente – si legge nella misura cautelare – evitato di distruggere alcuni dei pizzini ricevuti dal fratello. O comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione a Castelvetrano e nella sua casa di campagna a contrada Strasatti di Campobello di Mazara“. Errori che hanno consentito ai carabinieri di acquisire “preziosissimi elementi probatori da cui potere documentare con certezza il ruolo di tramite e di fedele esecutrice degli ordini del latitante svolto dalla donna nel corso di diversi anni”.

Il pizzino che ha portato all’arresto

A saltare fuori un pizzino dettagliato sulle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, scritto dalla sorella Rosalia. La donna nascose il biglietto nell’intercapedine di una sedia. Gli inquirenti però sono riusciti a ritrovarlo. Questo ha dato agli investigatori l’input che ha portato, il 16 gennaio scorso, all’arresto del capomafia. Lo scritto è stato scoperto dai carabinieri del Ros il 6 dicembre scorso mentre piazzavano delle cimici nella abitazione della donna.

Gli accertamenti

Attraverso accertamenti effettuati prima al ministero della Salute e poi su banche dati sanitarie nazionali, si arriva a identificare un “maschio di età compatibile con quella del latitante”. Si risale quindi ad Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara e nipote del boss locale. I tabulati telefonici dimostrano, però, che il geometra non può essere il paziente oncologico di cui si parla nel pizzino. Perché nei giorni in cui il malato subiva le operazioni, una a Mazara del Vallo l’altra a Palermo, Bonafede si trovava a casa sua a Campobello. Gli indizi a quel punto conducono tutti a Messina Denaro.

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