I sommozzatori della Guardia costiera sono al lavoro anche oggi per provare a recuperare in fondo al mare le salme dei migranti rimaste sul barchino, o nelle vicinanze, dopo il naufragio verificatosi nella notte fra domenica 6 e lunedì 7 ottobre. Il Rov della Guardia costiera aveva avvistato 12 cadaveri. Ieri ne sono stati recuperati 7.
I sommozzatori stanno dunque cercando di riportare sulla terraferma altre 5 salme. Ma non è escluso che nell’area del naufragio, a 60 metri di profondità, possano esservi altri corpi. Le condizioni meteomarine nell’area del recupero sono in peggioramento e quindi i sommozzatori stanno provando a fare in fretta.
Sul naufragio, la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. A coordinarlo è il procuratore aggiunto Salvatore Vella.
Intanto sono in corso alla camera mortuaria del cimitero di Lampedusa le attività per il prelievo dei campioni di frammenti ossei sulle salme dei sette migranti recuperati in mare ieri. Si tratta di prelievi che serviranno per procedere alla identificazione delle vittime del naufragio.
A Lampedusa è sbarcato, grazie ad un elicottero messo a disposizione dalla polizia e grazie all’interessamento del prefetto di Agrigento Dario Caputo, un team di medici dell’istituto di Medicina legale dell’università di Palermo, guidato da Stefania Zerbo ed Elvira Ventura. I medici si sono immediatamente messi al lavoro e stanno operando in condizioni disagiate per le carenze strutturali dei locali cimiteriali dell’isola.
Ancora oggi altri sbarchi nell’isola delle Pelagie. Due barchini, con a bordo 9 e 11 persone, sono arrivati a Lampedusa. Il primo, un natante in vetroresina di 5 metri, è riuscito a giungere a Cala Palme con persone a bordo, fra cui due donne. Qualche ora dopo una motovedetta della Guardia di finanza ha intercettato un’altra imbarcazione, delle stesse dimensioni, con a bordo 11 tunisini, di cui 10 minorenni. Tutti i migranti sono stati portati all’hotspot dove ci sono, al momento, 64 ospiti.
E’ in corso un sit-in davanti alla prefettura di Agrigento per chiedere il dissequestro della nave Sea Watch3, da tre mesi e mezzo all’ancora al porto di Licata. Il pm di Agrigento Gloria Andreoli ha dissequestrato l’imbarcazione della Ong lo scorso 25 settembre, ma il natante è rimasto sotto sequestro amministrativo, notificato lo scorso 2 settembre.
I sigilli della Procura erano scattati nell’ambito dell’inchiesta nella quale è indagata la comandante Carola Rackete, accusata di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e resistenza o violenza contro nave da guerra.
La capitana tedesca, difesa dagli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, fu anche arrestata e poi venire rimessa in libertà dal gip che non ha convalidò il provvedimento.
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