I Carabinieri della Stazione di Viagrande (CT) hanno denunciato cinque persone, tra le quali tre donne, accusate di aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Un lavoro minuzioso da parte dei Carabinieri che sono riusciti a scovare altri “furbetti” del Reddito di Cittadinanza i quali, pur di ottenerlo, hanno ideato ogni possibile escamotage.
Tra i furbetti c’è un 58enne di Aci Bonaccorsi, già condannato per associazione di tipo mafioso perchè considerato affiliato al clan Laudani, in atto sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno. Beccato un 76enne di Aci Bonaccorsi, già titolare di pensione di invalidità, falsificando lo stato di famiglia, dove risulta anagraficamente convivente con altre cinque persone, dichiarava di essere l’unico componente del nucleo familiare (l’uomo percepiva senza alcuna riduzione sia la pensione che il reddito di cittadinanza).
Denunciate anche madre e figlia, di 80 e 56 anni, residenti ad Aci Bonaccorsi nello stesso appartamento, che dichiaravano di abitarvi da sole ottenendo ognuna l’indennità. Nell’elenco figura anche una 30enne di Aci Bonaccorsi residente all’interno di un nucleo familiare composto da ben 12 persone, che nell’autocertificazione ne riportava solo cinque (lei ed i figli minori), omettendo di indicare gli altri sette componenti.
Non solo nel Catanese. Undici social card di altrettanti agrigentini ritenuti illegittimi percettori del reddito di cittadinanza sono state sequestrate. A procedere è stata la Guardia di finanza, su delega del procuratore capo Luigi Patronaggio e del sostituto Gloria Andreoli. Gli inquirenti avrebbero accertato che gli indagati, tutti con precedenti per reati legati alla criminalità organizzata di tipo mafioso e colpiti da misure cautelari personali, avevano avanzato ed ottenuto, senza averne titolo, istanza per ottenere il reddito di cittadinanza.
Tutte queste persone sono state, inoltre, segnalate all’Inps, che ha fornito una preziosa collaborazione, per la revoca dell’erogazione del contributo illecitamente riscosso. Secondo una prima stima, il danno già accertato per le casse pubbliche sarebbe di 300.000 euro. Sono in corso – secondo quanto rende noto Patronaggio – ulteriori indagini per identificare altri illegittimi percettori del reddito di cittadinanza , sia per l’esistenza di condizioni soggettive ostative alla erogazione che per l’esistenza di concomitanti rapporti di lavoro “in nero”. Al momento gli indagati sono 69, ma le ulteriori indagini, se dovessero confermare le ipotesi investigative formulate dalla Procura, porterebbero ad numero ben maggiore di indagati.
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