I Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo delle carte di reddito di cittadinanza nei confronti di 76 persone, che avevano ottenuto il beneficio utilizzando dichiarazioni false . Tra i furbetti affiliati ai clan locali e condannati per omicidi. 

Mafiosi della provincia di Catania

Tra i beneficiari c’erano “uomini d’onore” e affiliati appartenenti ai clan del capoluogo etneo e in provincia. I più numerosi sono risultati essere quelli della famiglia di Cosa Nostra etnea Santapaola-Ercolano (circa 50), ma non mancano anche elementi ai Mazzei, Cappello, Laudani, Cursoti Milanesi, Pillera, Scalisi e Santangelo – Taccuni.
Come sottolinea il Colonnello Piercarmine Sica, comandante del Reparto Operativo dei CC di Catania, tra i beneficiari alcuni dei partecipanti al summit mafioso del 2009, presieduto dal capo pro tempore di Cosa Nostra catanese Santo LA CAUSA, allora superlatitante, interrotto dall’irruzione dei militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Catania. Scoperto anche l’autore di un efferato omicidio di mafia commesso nel 1999 e un uomo che  ha rinnegato il figlio diventato collaboratore di giustizia e destinatario di minacce. 

L’indagine dei Carabinieri

Le indagini sono state eseguite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania. Lo scopo era identificare quelle persone che, seppur in carenza dei requisiti richiesti dalla normativa di settore, usufruiscono ugualmente, direttamente o indirettamente, dell’erogazione del beneficio che può essere concesso solo a chi lo richiede e i componenti del nucleo familiare del richiedente, nei dieci anni precedenti, non è stato condannato per reati di associazione di tipo mafioso o truffa aggravata.

25 affiliati alla mafia

L’indagine ha anche consentito di appurare che tra tutti i cittadini denunciati ve ne sono 25, di cui 2 donne, che hanno personalmente richiesto e ottenuto il beneficio pur essendo gravati da sentenze passate in giudicato per i reati di associazione di tipo mafioso o, come nel caso delle due citate donne, per truffa aggravata ai danni dello stato.
Le rimanenti 51 persone (di cui 46 donne), hanno invece richiesto e ottenuto il beneficio, omettendo di comunicare che all’interno del proprio nucleo familiare vi fosse tra i destinatari del reddito di cittadinanza anche un proprio congiunto gravato da sentenze di condanna definitive per associazione di tipo mafioso.

Oltre 600 mila euro le somme percepite

L’importo complessivo riscosso indebitamente, a vario titolo tra l’aprile 2019 e il marzo scorso, è di oltre 600 mila  euro ed è stato pertanto interessato l’Inps per l’immediata revoca del beneficio con efficacia retroattiva e l’avvio delle necessarie procedure di restituzione di quanto illecitamente percepito, evitando così che l’Erario continuasse a elargire ai soggetti denunciati ulteriori consistenti somme non dovute nel corrente mese.