Una petizione per lanciare l’emergenza suini e cani randagi che sta affliggendo diversi centri agricoli con danni importanti per le aziende. La petizione, corredata da 132 firme e indirizzata alla Regione, ai Comuni di Cesarò, San Teodoro e Troina, al presidente del Parco dei Nebrodi e alle prefetture di Messina ed Enna, chiede un immediato intervento per arginare questi fenomeni che stanno mettendo in ginocchio attività agricole e zootecniche.

I territori più colpiti

La situazione più emergenziale riguarda i territori di Cesarò, San Teodoro e Troina in cui si parla della presenza allo stato brado di migliaia di maiali inselvatichiti e di diversi branchi di cani randagi. La proliferazione incontrollata di questi animali, che si è accentuata in questi ultimi due anni, non solo rischia di mettere in ginocchio la già precaria situazione economica in cui versano le aziende del territorio ma, fatto ancor più grave, determina una contingente situazione di concreto ed attuale pericolo per l’incolumità delle persone (specie turisti) che frequentano il Parco dei Nebrodi.

I primi attacchi alle persone

“Nello scorso mese di agosto – si legge nella petizione – un allevatore, titolare di un’azienda nel comune di Cesarò, è stato vittima di un attacco da parte di un gruppo di suini riportando gravi ferite agli arti, tanto da dover essere ricoverato in condizioni critiche presso l’ospedale Papardo di Messina; stessa sorte, qualche giorno fa, è toccata al figlio, anch’egli attaccato da un branco di maiali all’interno della stessa azienda”.

Colture decimate e danni alle recinzioni

La proliferazione incontrollata dei suini, inoltre, ha provocato danni irreversibili alle colture tradizionali decimando interi ettari di seminativi, frutteti e piante autoctone, inquinando numerose sorgenti e cagionando ingenti danni alle recinzioni. Secondo i firmatari della petizione la mancanza, in questi anni, di qualsivoglia azione di prevenzione ha, inoltre, notevolmente innalzato il rischio zoonosico, oltre che di trasmissione di malattie agli animali da allevamento.

Ricognizione aerea, tanti animali in pochi ettari

“La crescita esponenziale dei suidi, molti dei quali incrociati con cinghiali, – si legge sempre nella petizione – agevolata anche dalla elevata e riconosciuta capacità riproduttiva della specie, costituisce, altresì, un pericolo attuale anche sotto il profilo della sicurezza viaria, in ragione della loro presenza pressoché costante sulle principali arterie di collegamento tra i diversi comuni del Parco”. Nel corso di una ricognizione aerea effettuata il 23 dicembre 2019 sul territorio del Parco ha consentito d’individuare, in un’area di circa 200 ettari, ben 500 suidi. Ancor più allarmante è la presenza incontrollata di diversi gruppi di cani inselvatichiti, la cui pericolosità risulta accentuata trattandosi di animali che avendo perso il contatto con l’uomo, da cui non hanno più alcuna dipendenza né alimentare né affettiva, non ne hanno alcun timore, tanto da spingersi sin dentro le stesse aziende agricole.

Interi allevamenti attaccati

In pochi giorni, sostengono i firmatari della petizione, ci sarebbero stati diversi attacchi di cani randagi in branco ad interi allevamenti causando la morte di ben 50 capi. “Molti degli attacchi verificatisi negli ultimi anni – si legge sempre nel documento – non sono stati denunciati dai titolari delle aziende per il clima di sfiducia che regna nel territorio, ancor più accentuato dal mancato intervento delle istituzioni nel sostenere economicamente le aziende colpite”. Si chiedono interventi di contenimento del proliferare di cani e suidi.

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