Il CDC – Centers for Disease Control and Prevention – ha condotto uno studio negli Stati Uniti d’America per rispondere a questa domanda: per quanto tempo persiste nell’RNA messaggero l’immunità conferita dalla terza dose del vaccino anti Covid-19?
Nel dettaglio, come riportato su Futura-Sciences.com, tra agosto 2021 e gennaio 2022, 14 centri medici americani situati in 10 diversi Stati hanno monitorato le visite al pronto soccorso e i ricoveri per Covid-19 con l’obiettivo di stimare l’efficacia della terza dose di vaccino. Il risultato? Una tendenza simile a quella osservata con il primo ciclo di vaccinazione. L’immunità vaccinale diminuisce in pochi mesi, riducendo allo stesso tempo l’efficacia dei vaccini contro le forme sintomatiche e gravi del Covid-19.
Prendendo come riferimento l’ondata di Delta, l’arrivo di Omicron ha ridotto di un gradino l’efficacia complessiva dei vaccini e la dose di richiamo non fa eccezione alla regola. Lo studio del CDC, infatti, ha stimato che una terza dose di un vaccino mRNA anti Covd-19 (Pfizer o Moderna) previene rispettivamente dell’87% e del 91% le visite al pronto soccorso e i ricoveri: dati ottenuti due mesi dopo l’iniezione. Quattro mesi dopo l’iniezione, però, l’efficacia della terza dose scende al 66% e al 78%.
Manca, però, un elemento non da poco: l’efficacia della terza dose sulle infezioni. Il monitoraggio del CDC si concentra sui ricoveri, pertanto le infezioni asintomatiche o lievi, che non causano l’ospedalizzazione, non sono state conteggiate.
Brian Dixon, scienziato del Regenstrief Institute e autore principale dello studio, ha spiegato: “I vaccini mRNA, compresa la dose di richiamo, hanno un’efficacia che diminuisce nel tempo. I nostri risultati suggeriscono che potrebbe essere necessaria una dose aggiuntiva per mantenere la protezione contro il Covid-19, soprattutto nelle fasce più a rischio”.
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