• Aumentano i contagi da Covid19
  • Peggioramento della situazione anche in Sicilia, emerge dai dati della Fondazione Gimbe
  • Vaccini, in Sicilia il ciclo completato solo dal 44,4 per cento della popolazione
  • Dibattito aperto sul green pass, si dovrà decidere come e dove utilizzarlo
  • Prosegue il confronto tra Regioni e Governo sui colori delle zone a rischio

Cattive notizie dal fronte Covid19. In Sicilia nella settimana 14-20 luglio si registra una performance in peggioramento per i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e si evidenzia un aumento dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente. Sotto soglia di saturazione i posti letto in area medica e terapia intensiva occupati da pazienti contagiati.

Il 21 per cento degli over 60 non vaccinati

Il 21% degli over 60 non ha fatto neppure prima dose vaccino (12% media italiana). E’ quanto emerge dal rapporto della Fondazione Gimbe. Le province con incremento dei nuovi casi superiore al 20% nelle ultime due settimane e con aumento maggiore o uguale a 50 casi nell’ultima settimana sono Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina; Palermo, Ragusa, Siracusa.

Ciclo vaccinale completato solo dal 44,4 per cento della popolazione

La popolazione che ha completato il ciclo vaccinale è pari 44,4% a cui aggiungere un ulteriore 11% solo con prima dose; quella over 80 che ha completato il ciclo vaccinale è pari a 79,1% a cui aggiungere un ulteriore 4,2% solo con prima dose; il target 70-79 anni che ha completato il ciclo vaccinale è pari a 72,6% a cui aggiungere un ulteriore 8,3% solo con prima dose; tra i 60-69 anni il 64,2% ha intero ciclo, a cui aggiungere un ulteriore 11,2% solo con prima dose.

“Green pass è lotta alle restrizioni”

Non si placano intanto le polemiche sull‘utilizzo del green pass. C’è chi lo vorrebbe ovunque e chi lo vede invece come uno strumento ‘liberticida’.
Il green pass? E’ “un’opportunità da sfruttare” lì dove “i contagi raggiungono numeri significativi che possono far introdurre delle restrizioni”. A dirlo è il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus.
“Green pass significa lotta alle restrizioni, va utilizzato in maniera graduale e proporzionata – aggiunge. – Se
la situazione epidemiologica dovesse portare a un incremento cospicuo dei casi, e secondo me in Italia supereremo i 10mila per fine agosto, le alternative sarebbero o le restrizioni o il green pass”. “Oggi” – sottolinea Sileri – per le piccole attività quotidiane, come andare al ristorante “non serve”, ma “se arrivassimo a 60 mila casi come nel Regno Unito allora sarebbe una misura necessaria per evitare le chiusure”. In merito alla riapertura delle discoteche, il sottosegretario sottolinea: “Direi che è meglio che siano aperte col green pass”.

Frattanto le Regioni chiedono di cambiare i parametri per i colori

“E’ motivata la richiesta delle Regioni” che chiedono l’adozione di nuovi parametri per l’attribuzione delle zone di rischio e “la stiamo esaminando”.
Lo ha detto l’epidemiologo e componente del Comitato tecnico scientifico Donato Greco a margine del convegno “Pandemie e varianti” organizzato a Bari dall’Asl. “L’obiettivo della campagna vaccinale – ha aggiunto – è diminuire ricoveri e decessi, quindi questi indicatori devono avere priorità”.

No a prove di forza

“Noi abbiamo fatto una proposta e su questa discutiamo con il Governo. Non penso debba essere una lotta di forza tra Regioni e Governo, bisogna trovare punto di incontro utile al Paese”. Lo ha detto il presidente del Friuli
Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, a margine di un incontro a Trieste.
“Stiamo lavorando in modo costruttivo con il Governo – ha aggiunto – ci stiamo sentendo regolarmente. Questo pomeriggio avremo un altro incontro e vediamo che punto di caduta riusciamo a trovare per dare risposte al Paese in questo momento”.

La situazione in Sicilia

Restano ancora in “zona rossa” per una settimana i Comuni di Riesi e Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, e Piazza Armerina, nell’Ennese. Lo prevede una nuova ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci, che ha adottato il provvedimento visto il permanere di un considerevole numero di positivi al Covid19, così come certificato nelle relazioni delle Aziende sanitarie provinciali sulla situazione epidemiologica nei tre centri. Le misure restrittive saranno efficaci fino a giovedì 29 luglio.
A questi tre comuni si aggiunge Gela dove l’ordinanza è ancora in vigore.

“Un rischio non calcolato”

“Affidare un peso eccessivo agli indicatori ospedalieri per ‘colorare’ le Regioni concretizza un ‘rischio non calcolato'”. Mentre “il Green pass può giocare un ruolo cruciale” ma nell’immediato il suo utilizzo impone il “superamento di alcuni ostacoli” e comunque sarebbe difficile applicarlo per ristoranti e bar. Questa la posizione della Fondazione Gimbe su due nodi caldi all’ordine del giorno del dibattito politico e del confronto tra Governo e Regioni.
Per quanto riguarda l’attesa modifica dei parametri per la colorazione delle regioni che dovrebbe dare più peso alle ospedalizzazioni e meno ai contagi, spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, è collegata a tre problemi: “innanzitutto fa perdere di vista il monitoraggio della circolazione del virus, la cui diffusione ha comunque un impatto ospedaliero proporzionale”. Inoltre “è un indicatore meno tempestivo in quanto la curva delle ospedalizzazioni segue con ritardo quella dei nuovi casi”. Questo fa sì che “l’introduzione di eventuali provvedimenti restrittivi sarebbe tardiva e produrrebbe un miglioramento solo dopo settimane”.
Pertanto, “se Governo e Regioni intendono abbandonare il parametro dei contagi servirebbe prevedere soglie molto basse per gli indicatori ospedalieri per rimanere in zona bianca”. Quanto al Green Pass per la Fondazione Gimbe è “uno strumento efficace nel limitare la circolazione del virus e permette il rilancio in sicurezza di alcuni settori, prevenendo il rischio di un ritorno a restrizioni”.
Nel breve termine l’utilizzo si “scontra però con alcuni ostacoli che devono essere rimossi”, come l’attuale indisponibilità di vaccini che discrimina chi è in attesa della vaccinazione, la mancata gratuità dei tamponi in diverse Regioni; la necessità di risorse per verificare le certificazioni nei luoghi dove sono richieste. Inoltre, se “può avere un’applicazione immediata per i grandi eventi e mezzi di trasporto a lunga percorrenza”, a breve termine “è più complesso” invece il suo utilizzo per ristoranti bar, supermercati e farmacie.

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