Un natale in cui incombe in Sicilia la paura per la variante Omicron del covid19. In pochi giorni sono ben 7 i casi individuati nell’isola al centro regionale per la qualità dei laboratori. Pare che tutti siano stati individuati all’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo. In alcuni casi si trattava di siciliani di rientro dall’esterno, in altri di stranieri che erano sbarcati in Sicilia. A preoccupare è la contagiosità di questa variante.

Il monito dell’assessore Razza

Già nei giorni scorsi l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza aveva evidenziato l’individuazione dei primissimi casi, mettendo in evidenza che chi ha la doppia vaccinazione è paucisintomatica, dunque non presenta alcun grave sintomo e dunque può restare isolata a domicilio senza dover far ricorso alle cure ospedaliere.  “Due considerazioni – ha detto Razza -, ottimo il sistema di sorveglianza che, in 5 giorni, a tempi record quindi, ha consentito la identificazione della variante; si conferma, inoltre, che la variante sui soggetti vaccinati non alza le possibilità di ospedalizzazione. Quindi: Vaccinatevi”.

Gli esperti

Mentre gli ospedali di tutto il mondo si stanno preparando a una nuova ondata di casi di coronavirus causati da Omicron, gli esperti hanno avvertito su un’altra sfida: è improbabile che i farmaci standard possano contrastare le infezioni causate dalla nuova variante. Lo riporta Latinus.us. Per più di un anno, i farmaci anticorpali di Regeneron ed Eli Lilly sono stati i trattamenti standard per il Covid-19, grazie alla loro capacità di prevenire le malattie gravi e le ospedalizzazioni. Tuttavia, entrambi i produttori di questi farmaci hanno di recente avvertito che i test di laboratorio suggeriscono che le terapie saranno molto meno potenti contro Omicron perché contiene dozzine di mutazioni che rendono difficile per gli anticorpi attaccare il virus. Da un lato, le case farmaceutiche sostengono che svilupperanno presto nuovi anticorpi mirati alla variante ma ci vorranno diversi mesi.

La pericolosità della pandemia

 Guido Silvestri, scienziato italiano che da 30 anni lavora sui vaccini negli Stati Uniti come direttore del laboratorio di immunologia della Emory e del dipartimento di patologia della scuola di medicina dell’ateneo di Atlanta, in Georgia, è stato intervistato dal Corriere della Sera nei giorni scorsi sulla variante Omicron del coronavirus. “Già oggi siamo a 200 mila casi circa di Omicron, -a ha detto – ma la cosa che conta di più non sono i contagi: è la pericolosità di questa fase della pandemia. Sicuramente Omicron si trasmette molto rapidamente, ma gli studi che abbiamo visto fin qui, soprattutto quello di Hong Kong, indicano che questo virus è molto bravo a insinuarsi nelle cellule dei bronchi, molto meno a scendere nei polmoni. Insomma, i contagiati non asintomatici sembrano subire un’aggressione quasi sempre limitata alle vie respiratorie superiori: dunque bronchite o tracheite, ma non la ben più pericolosa polmonite. Abbiamo ancora poche informazioni, ma i dati del Sud Africa, il primo Paese colpito, fin qui indicano che la mortalità da Omicron è dello 0,24%, almeno dieci volte meno rispetto al 2,5-4% delle precedenti ondate del coronavirus”.

 

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