Manca poco alle presentazione ufficiali delle liste in Sicilia per le Europee e ci sono già i nomi in ballo, le trattative quasi concluse e le suggestioni, comprese quelle legate a flirt dell’ultim’ora. Ecco chi saranno i candidati, in un articolo uscito su La Sicilia.

La lista di Fratelli d’Italia

Data per scontata la presenza di Giorgia Meloni come capolista in tutte le circoscrizioni (i sondaggi stimano un +3% con lei in lizza, l’annuncio arriverà alla conferenza programmatica del partito, a Pescara dal 24 al 26), in quella delle Isole è in prima fila l’uscente Peppe Milazzo, ex forzista, che si contenderà i due seggi dati per certi da FdI non con un altro palermitano (sarebbe tramontata l’ipotesi dell’assessore Francesco Scarpinato), ma con due sfidanti etnei: l’ex assessore alla Salute Ruggero Razza, da sempre delfino del ministro Nello Musumeci, e il sindaco di Gravina Massimiliano Giammusso, espressione del ricco “vivaio” del senatore Salvo Pogliese.

Qualche settimana fa La Sicilia aveva rivelato le pressioni romane su Manlio Messina, rilanciate negli ultimi giorni da testate nazionali e regionali. Ma dai vertici regionali del partito arriva l’ennesima smentita sulla candidatura del vicecapogruppo alla Camera. Assodata l’indisponibilità di Musumeci e Pogliese, la linea di Via della Scrofa è «mettere dentro candidati che diano valore aggiunto al voto d’opinione». Vanno in questo senso il derby etneo Razza-Giammusso e anche la scelta di due frontwomen regionali, l’assessora Elvira Amata e la deputata Giusi Savarino, come candidate. Il quadro sarebbe completo con due sardi (un uomo e una donna), se non fosse che da Roma spingono affinché i siciliani siano sette. E dunque rientrerebbe in gioco la sindaca di Avola Rossana Cannata. Con Meloni “blindata” per le donne sarà tutta in salita.

Lombardo e Forza Italia

Alcuni aspiranti eurodeputati forzisti sono già in campagna elettorale. Sul risultato di giugno ci sono molte aspettative e il governatore Renato Schifani (dopo la mancata scalata ai vertici del partito, conclusa con la carica poco più che onorifica di presidente del neonato consiglio nazionale) punta a dimostrare la sua forza. Il suo cavallo è l’assessore Edy Tamajo, insidiato da un altro pezzo grosso della giunta come Marco Falcone.Ma Antonio Tajani in persona spinge per l’uscente ex dem Caterina Chinnici, sulla quale il leader nazionale ha fatto scudo per giustificare il rifiuto di accogliere un candidato della Dc di Totò Cuffaro. La figlia di Rocco, magistrato ucciso dalla mafia, potrebbe però avere il sostegno di Raffaele Lombardo di cui fu tra l’altro assessora. Ma bisognerà capire se l’accordo con l’Mpa sarà strutturale, anche in vista di nuovi equilibri nel rimpasto previsto nel governo regionale dopo il voto, oppure Lombardo convoglierà sulla lista azzurra soltanto una parte dei voti, tenendosi libero di far votare altri (ad esempio Razza in FdI) senza contarsi.

La trattativa, “molto avviata”, è seguita dal coordinatore regionale Marcello Caruso. Che agli autonomisti ha svelato il sogno proibito di Schifani: “Prendere in Sicilia anche un solo voto in più di FdI”. Magari grazie all’Mpa, che potrebbe fornire un suo candidato: si parla di Giuseppe Carta, ambizioso deputato regionale. Ma a questo punto ci sarebbe un imbuto al maschile. Perché c’è l’altro accordo, ritenuto “a buon punto”, con Noi Moderati: in Sicilia i centristi di Saverio Romano sono pronti a candidare l’ex assessore Antonello Antinoro, non proprio gradito a Palazzo d’Orléans. A

Le sfide della Lega

L’addio di Lombardo è ormai metabolizzato. “Ha fatto tutto lui da solo…”, commenta chi, fra i leghisti siculi, non ha mai digerito la federazione con l’Mpa. Mentre dal fronte autonomista diffondono un’ultima offerta di Matteo Salvini che l’ex governatore avrebbe rifiutato: un sottogoverno di peso, come il vertice di Italferr, società del gruppo Fs. «Raffaele non ha più l’età per giocare con i trenini», dicono i suoi. Senza di lui, adesso, quella della Lega diventa una lista “made in Luca Sammartino”. È il vicepresidente della Regione a caricarsi gli oneri, in attesa degli onori. Sua è stata la regia della trattativa che ha portato l’eurodeputato uscente di FdI, Raffaele Stancanelli, alla corte del Capitano.

E sua sarà, in sinergia con il commissario regionale Claudio Durigon, la responsabilità di una lista che ambisce a un seggio che i nemici sussurrano non sia nemmeno più scontato.Punta al bis l’uscente Annalisa Tardino, salviniana doc, orfana dei voti che gli avrebbe assicurato Lombardo, ma forte della rete di relazioni costruita da commissaria regionale oltre che del sostegno dell’ala ostile a Sammartino. In lizza anche l’assessore regionale Mimmo Turano e il senatore Nino Germanà. Oltre a due nomi dall’altra isola (fra cui l’ex governatore Christian Solinas, leader del Partito sardo d’azione), si aspettano le due donne siciliane. Una è quasi certa: Francesca Reitano, giovane medico, molto conosciuta sui Nebrodi, ex assessora ad Acquedolci e candidata alle Europee con Forza Italia nel 2014. La seconda sarà palermitana, sarà espressione del gruppo di Vincenzo Figuccia ma non sarà la sorella ex assessora Sabrina.

L’unica novità (clamorosa) di una lista già chiusa potrebbe essere l’intesa last minute fra Sammartino e Cuffaro, in affanno nel suo approdo nel listone Stati Uniti d’Europa. Ma le posizioni fra i due sono distanti: il leader della Dc avrebbe chiesto l’“ostensione” del simbolo e magari una candidatura in prima persona, la controfferta (di chi s’è già esposto per l’arrivo di Stancanelli) è un posto in lista da sottoporre a Via Bellerio, magari per una donna e perché no proprio per l’uscente Francesca Donato, fra l’altro ex leghista.

La situazione di Cuffaro

In fondo la strada più probabile per Cuffaro resta il listone centrista. L’ex governatore si affida all’impegno di Matteo Renzi, che l’ha prima coinvolto in quello che doveva restare Il Centro, ma che adesso è diventato gli Stati Uniti d’Europa con Emma Bonino&C. E qui casca l’asino democristiano: una raffica di veti (no alle candidature di Cuffaro e di Donato, no al simbolo) che stanno logorando i rapporti. E dire che il leader della Dc era pronto a mettere due o tre candidati per puntare al seggio nelle Isole: se non proprio l’ex sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, compagno della figlia, di certo l’assessore regionale Andrea Messina, il segretario siciliano della Dc, Stefano Cirillo e il capogruppo all’Ars Carmelo Pace.Senza i cuffariani la lista andrebbe puntellata, partendo però da una certezza: Giusi Nicolini, ex sindaca di Lampedusa. Ferme restando le disponibilità dell’evergreen renziano Davide Faraone e della senatrice Dafne Musolino, ex di Sud chiama Nord e della coordinatrice regionale di +Europa Palmira Mancuso.

L’altra metà del (fu) terzo polo è Azione. Quasi vane le speranze di un’unica «lista di scopo», anche per la sbandierata incompatibilità con i compagni d’avventura di Renzi: oltre a Cuffaro, anche Clemente Mastella, che ha annunciato querela per il riferimento alla «cultura mafiosa» che Azione precisa invece di attribuire al leader della Dc. Carlo Calenda non ne vuole proprio sapere: ballerà da solo, rischiando, da capolista nelle Isole per spingere il voto d’opinione. L’unica certezza siciliana è l’ex eurodeputata Sonia Alfano (figlia di Beppe, giornalista ucciso dalla mafia), con lo “specialista” ex renziano Ettore Rosato impegnato a comporre il resto del mosaico. Senza il deputato Giuseppe Castiglione, sostenitore del listone unico e sponsor della pazza idea di Rosario Crocetta in lista (bocciata), né il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, né l’assessore “trasversale” palermitano Fabrizio Ferrandelli.

Le idee del Pd

Nel partito del pink power di Elly Schlein (che sarà candidata, ma vuole che a guidare le liste nelle cinque circoscrizioni siano candidate donne), lo zoccolo duro costruito dal segretario regionale Anthony Barbagallo è al maschile. L’obiettivo di «una lista forte ed equilibrata rispetto ai mondi di appartenenza» è centrare il doppio seggio. Oltre all’uscente Pietro Bartolo, in campo ci saranno l’ex deputato regionale Peppino Lupo, oggi consigliere a Palermo (Barbagallo ha aspettato la sua assoluzione «come Bearzot con Rossi nelle convocazion del Mundial»), e il senatore siracusano Antonio Nicita, quotatissimo a Roma. Il quarto candidato sarà sardo.E le donne? Come capolista nelle Isole s’era parlato di Ilaria Salis, la docente arrestata in Ungheria al centro di un caso diplomatico-giudiziario. Ma ieri è la stessa Schlein, dopo l’incontro con il padre dell’attivista, a smentire: «Ho letto elucubrazioni, non c’è in corso nessuna trattativa». E allora salgono vertiginosamente le quotazioni di un’altra civica: Lidia Tilotta, vicecaporedattrice della Tgr Rai. Corteggiata da un po’, su mandato del Nazareno, dai dirigenti siciliani più vicini alla segretaria. C’era un’alternativa, sondata dall’ex ministro Peppe Provenzano, nel suggestivo mondo delle donne del vino: Francesca Planeta, figlia del mitico Diego, che però ha detto di no. L’ultima candidata, al netto di una sarda, andrà scelta fra le dem messinesi attive nel fronte No-Ponte: l’ex deputata Flavia Timbro, l’ex assessora crocettiana Aurora Notarianni, la consigliera comunale Antonella Russo, e l’anima del comitato “Invece del Ponte”, Laura Giuffrida. Se non ci fosse la civica palermitana Tilotta risalirebbero le chance di Cleo Li Calzi, ex assessora regionale, molto apprezzata nel partito per il lavoro sul Pnrr. «Entro il 20 saranno sciolte tutte le riserve», assicurano dal Pd.E c’è movimento anche nella gauche siciliana. «Sono ore delicate: lavoriamo a una lista di livello», dice il segretario regionale di Sinistra italiana, Pierpaolo Montalto, senza sbottonarsi sui nomi. Anche perché da uno in particolare dipende il resto delle scelte di Avs: pressing su Leoluca Orlando, che aveva dato la sua disponibilità al Pd senza ricevere risposta. E così l’asse Verdi-Si, dopo aver sondato Claudio Fava e Luisa Impastato (nipote di Peppino e presidente di Casa Memoria a Cinisi), prova a stringere sull’ex sindaco di Palermo. Con un occhio all’area di un altro primo cittadino iper-progressista: il messinese Renato Accorinti. Fra una decina di giorni la presentazione ufficiale.

I competitor di Antoci

Il M5S ha già il suo capolista: Giuseppe Antoci, scelto da Giuseppe Conte in persona che l’ha lanciato come «il nostro campione antimafia». L’ex presidente del Parco dei Nebrodi, scampato a un attentato, ha già parlato ai deputati dell’Ars. Un incontro «positivo, molto umile e apprezzato», curato nei dettagli dal coordinatore regionale Nuccio Di Paola. Che punta ad azzerare le perplessità interne legate al passato crocettiano e al legame con Beppe Lumia, col quale però Antoci avrebbe assicurato di non sentirsi «da molto tempo».Ma in lista ci vanno altri sette. Due li darà il M5S sardo, spinto dall’onda gialla della vittoria di Alessandra Todde alle Regionali. Gli altri cinque saranno siciliani, con un criterio di selezione (voto online o scelta dei vertici nazionali) ancora da stabilire. L’unico punto fermo è l’elenco delle «disponibilità alla candidatura», che s’è chiuso martedì sera. I nomi sarebbero top secret, ma filtrano lo stesso. Il più quotato competitor di Antoci è Patrizio Cinque, ex sindaco di Bagheria messo da parte da Luigi Di Maio e riabilitato dai giudici. In lizza anche il primo sindaco grillino di Sicilia, il ragusano Federico Piccitto, e l’ex deputato regionale Giovanni Di Caro.Altri aspiranti competitivi sono i palermitani Tony Randazzo (consigliere comunale) e Marco Trapanese, ricercatore universitario, oltre all’attivista trapanese Domenico Maiuri. Fra le donne pronte a scommettersi spicca l’avvocata Matilde Montaudo, già candidata nel 2019, la consigliera comunale di Gela Virginia Farruggia (molto stimata da Di Paola) e Antonella Di Prima, storica militante di Sciacca, già in lizza alle Europee del 2014 e alle ultime Regionali. Fra qualche giorno si dovrebbero conoscere le regole d’ingaggio.

De Luca schiera il made in Sicily

E poi, last but not least, Cateno De Luca. Il leader di Sud chiama Nord ha aperto il simbolo di “Libertà” a una dozzina di movimenti a livello nazionale, attratti anche dalla possibilità di correre senza dover raccogliere le firme. Ma nelle Isole, al netto di un nome fornito dall’alleato Franco Cuccureddu, “Scateno” (capolista in tandem con l’ex sottosegretaria grillina Laura Castelli in tutte le circoscrizioni) metterà in campo i suoi pezzi pregiati siciliani. Già annunciata la candidatura dell’ex 5stelle Piera Aiello, prima testimone di giustizia eletta in parlamento, il sindaco di Taormina farà correre, in tutti i sensi, quello che definisce «il giovane leader dell’ala radicale del movimento» (e “Scateno” sarebbe il moderato?), ovvero il deputato regionale Ismaele La Vardera. L’altro uomo di peso è l’ex assessore regionale forzista Edy Bandiera, ora vicesindaco di Siracusa. Restano sotto copertura gli ultimi due nomi. Uno dei quali, garantisce De Luca, «sarà una bomba atomica».

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