Vigilia di scadenza della presentazione di candidature e liste per le prossime amministrative in Sicilia. Ed è tutt’altro che limpido e lineare il quadro politico dal momento che ancora ci sono molti nodi da sciogliere. Dalla posizione della Lega, che pare essere intenzionata ad andare in ordine sparso, a quella dell’asse Pd-Movimento 5 Stelle che è tutt’altro che saldo. Dal centrodestra al centrosinistra gli schemi sembrano essere definitivamente saltati: insomma, non pare esserci più quel rigido riferimento politico a cui fare riferimento e l’impressione è che le segreterie provinciali non abbiano la credibilità di un tempo.
Il ritorno di Cuffaro nel centrodestra
Intanto c’è un primo sostanzioso passo che muta gli equilibri all’interno del centrodestra. Ed è quello del ritorno nella sua “casa madre” di Totò Cuffaro, l’ex governatore siciliano che ha scontato 7 anni per favoreggiamento alla mafia. La sua nuova Democrazia Cristiana entro all’interno del centrodestra, il primo passo è avvenuto nel catanese. A tessere le fila di questo matrimonio l’assessore regionale di Forza Italia Marco Falcone. Il più importante test sarà senza dubbio a Caltagirone.
La Lega una scheggia impazzita
La Lega invece va dove la porta il vento. Nel senso che non sta dietro a diktat nazionali e quindi non dichiara amore incondizionato al centrodestra. Ed è così che ad esempio a Misterbianco e ad Adrano va per i fatti suoi, in contrapposizione quindi al candidato unitario del centrodestra. U atteggiamento che è frutto di quell’autonomismo che rivendica da sempre il carroccio. C’è da dire che in Sicilia c’è una sua specificità a questo atteggiamento. Infatti specie quest’anno sono stati tantissimi i leader politici che sono transitati nelle file della Lega: dall’autonomista Carmelo Pullara alla centrista Marianna Caronia, da Luca Sammartino a Giovanni Cafeo. In alcuni casi la loro storia è in antitesi, per cui trovare un’amalgama è tutt’altro che facile.
Pd-M5s, matrimonio complicato
Partito Democratico e Movimento 5 Stelle non riescono sempre ad andare a braccetto. Anzi, tutt’altro. Ad esempio ad Alcamo nulla di fatto: il sindaco uscente Domenico Surdi si ricandida con al fianco due liste civiche, mentre il Pd ancora non ha sciolto le riserve su chi appoggiare. Ma sicuramente non sarà Surdi. Ad Adrano invece tutti insieme appassionatamente.
Commenta con Facebook