A casa gli hanno trovato oltre mezzo milione di euro, nello studio di via Pacini una sessantina di poste pay. Non si ferma l’inchiesta sui falsi invalidi e sulla corruzione che ha portato all’arresto nei giorni scorsi all’arresto di sei persone. E tra queste c’è anche il medico legale Rosario Cammalleri. I riflettori degli inquirenti ora sono puntati su di lui.
Nella residenza del medico legale sono, infatti, stati rinvenuti oltre 500mila euro. Sono inclusi un assegno circolare di 200 mila euro, 80 mila euro in contanti e 270 mila euro depositati sul conto corrente di un parente. Per chi indaga sarebbe la conferma di quanto radicato e fruttuoso fosse il giro.
Dalle indagini coordinate dalla Procura di Palermo sarebbe emersa l’esistenza di una corsia preferenziale per il rilascio di pensioni di invalidità, indennità di accompagnamento e benefici della legge 104. Molti i casi di persone che si spacciavano per falsi invalidi.
Decine di pratiche caricate sul sistema Asp e Inps
Quello di Cammalleri sarebbe stato uno dei canali più prolifici. Decine e decine di pratiche caricate settimanalmente sul sistema di Asp e Inps. Dal tenore di alcune intercettazioni sembrerebbe che Genova più che assecondare i desiderata rispondesse agli ordini di Cammallari che minacciava di “distruggerlo” politicamente.
Su richiesta di Cammalleri il dirigente, oggi in pensione, dava il via libera alle domande “fingendo” che fosse una decisione della commissione da lui presieduta. Ed invece avrebbe fatto tutto da solo. A volte da casa e di notte, senza neppure recarsi negli uffici di via Gaetano La Loggia.
Le poste pay rinvenute
A casa di Cammalleri e nello studio dove si appoggiava sono state trovate anche 60 Postepay. Erano le carte prepagate dei clienti su cui venivano accreditate le somme. In questa maniera il medico legale avrebbe avuto il controllo della situazione, prelevando egli stesso la parte dei soldi pattuita. Sono in corso gli interrogatori di garanzia degli indagati davanti al giudice per le indagini preliminari. Nel frattempo si indaga per chiarire le parole di Cammalleri che, una volta andato in pensione Genova, stava cercando di trovare un “sostituto”.
I riferimenti nelle intercettazioni erano chiari. Si parlava, infatti, spesso di Postepay. I finanzieri sono andati quasi a colpo sicuro e hanno trovato una sessantina di carte prepagate nello studio di via Pacini, a Palermo, dove si appoggiava il medico legale Rosario Cammalleri. Ad ogni carta corrisponde una persona che ha fatto domanda per la pensione di invalidità o l’indennità di accompagnamento. Potrebbero essere tutte pratiche, secondo l’accusa, in attesa del via libera dall’Asp.
Il medico si trova da alcuni giorni agli arresti domiciliari assieme ad Agostino Genova, dirigente in pensione dell’ufficio “Invalidi civili” dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo. Cammalleri – secondo gli inquirenti – raccoglieva le pratiche dei clienti e le consegnava a Genova che avrebbe forzato il sistema informatico. Faceva finta che la pratica fosse stata valutata dalla commissione collegiale di cui era presidente ed invece avrebbe fatto tutto da solo.
Incassato il via libera Cammalleri avrebbe trattenuto alcune mensilità delle indennità. Per essere sicuro che ciò avvenisse si faceva consegnare le Postepay dei clienti e prelevava direttamente la somma pattuita in contanti. “Perché io la Postepay gliel’ho portata… io mi sono rotto le gambe, correvo e ci portai la Postepay perché lei mi ha detto senza Postepay non si può fare”, diceva una donna.
Il ritrovamento delle carte prepagate da parte dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria sposta in avanti le indagini della Procura di Palermo. In ballo ci sono indennizzi non ancora incassati. O si tratta di vecchie pratiche a cui mancava solo l’ultimo passaggio oppure Genova avrebbe avuto ancora voce in capitolo nonostante la pensione.
Intercettazioni su cui riflettere
Ci sono delle frasi intercettate su cui riflettere. Nel giugno dell’anno scorso Cammalleri è stato registrato mentre parlava con la sua assistenza Tiziana Guadalupi. Discutevano della necessità di dover “trovare il sostituto” di Genova e cioè qualcun altro in grado di completare il lavoro che “ci abbiamo preparato tutto, lui ha messo il sigillo finale però la preparazione era tutta nostra”. Qualcuno che “deve ammaccare quel bottoncino” perché “una volta che va in pensione non lo può ammaccare più quel bottoncino”. Cosa è successo da quando Genova ha smesso di lavorare all’Asp?
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