Un delitto rimasto senza colpevoli. Il 24 maggio del 2014, in via Roccazzo a Palermo, l’imprenditore Daniele Discrede venne freddato con quattro colpi di pistola, davanti agli occhi della figlia, che allora aveva appena 8 anni.
Da quel giorno i familiari di Discrede non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia.

All’imprenditore, morto a 41 anni, venne rubato un borsello con 4.500 euro. Diverse le piste investigative seguite nel corso del tempo, ma nessuna ha portato all’individuazione del commando responsabile dell’omicidio.

Si terrà all’inizio di marzo l’udienza per discutere della seconda richiesta di archiviazione per l’uccisione di Daniele Discrede. E’ quanto si legge sull’edizione odierna del Giornale di Sicilia.
L’indagine è sempre rimasta a carico di ignoti.
La richiesta di archiviazione è stata formulata dalla Procura a febbraio del 2018 e rinnovata dopo gli ulteriori accertamenti disposti dal gip Marcella Ferrara, che aveva concesso agli inquirenti ulteriori tre mesi di tempo per le indagini, accogliendo l’opposizione all’archiviazione della parte civile, rappresentata dall’avvocato Antonino Gattuso.

La prima archiviazione era stata chiesta all’inizio del 2017 dall’allora sostituto procuratore Ennio Petrigni.
Eppure il delitto Discrede era stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza presenti in via Roccazzo, immagini che rendono chiara la dinamica dell’omicidio, ma che non hanno sinora permesso di risalire agli autori della morte dell’uomo, a causa della scarsa qualità delle riprese, dato che il delitto è avvenuto di sera.

Nelle immagini è possibile distinguere l’arrivo del commando su un’auto risultata poi rubata e trovata bruciata a Torretta, il tentativo di Discrede, che era a bordo del suo scooter di difendersi, la fuga degli assassini.

E’ stata anche approfondita una nota informativa nella quale un poliziotto forniva indicazioni in merito all’omicidio. Una fonte confidenziale gli avrebbe riferito che allo Zen qualcuno era a conoscenza dell’identità di uno dei rapinatori del commando. Per la Procura si tratterebbe di Raimondo Gagliano, poi deceduto a causa di una malattia. Il giorno del delitto Gagliano avrebbe dovuto trovarsi ai domiciliari.

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