La Regione richiama la dirigente indagata e la rimette al suo posto. Si tratta di Maria Letizia Di Liberti, secondo quanto riporta oggi il Giornale di Sicilia. L’alta burocrate, a poco più di un anno dalla bufera giudiziaria che l’ha vista coinvolta e che la vede ancora sotto indagine sui presunti dati covid19 taroccati, è stata inserita alla guida del dipartimento regionale della Famiglia. Per le il compenso, sempre sulla base di quanto asserisce il Gds, sarà il massimo consentito, vale a dire 160 mila euro annui.
Il mese scorso la prima uscita ufficiale
A dire il vero non è una gran sorpresa se si considera che il mese scorso la Di Liberti aveva fatto la sua prima uscita ufficiale dopo il fattaccio. Ad un convegno organizzato dall’ordine dei medici di Enna sul tema del Long Covid la burocrate era tra le relatrici.
Tutto regolare
Tutto assolutamente regolare. Anche perché sempre il mese scorso la Di Liberti aveva ottenuto dal tribunale del riesame la revoca della sospensione dai pubblici uffici, con i domiciliari che le erano stati revocati già da tempo. La dirigente, 59 anni, venne sospesa dalla sua carica allora di responsabile del Dasoe, il dipartimento regionale per le attività sanitarie in seguito all’inchiesta. All’epoca venne annunciato anche dall’assessore regionale alla Funzione pubblica, Marzo Zambuto, un “procedimento disciplinare” di cui però non si è mai detto quale sia stato (e se c’è mai stato).
La ricostruzione dell’indagine
Nella ricostruzione originaria dell’accusa, dall’assessorato sarebbero stati dichiarati meno morti e meno positivi al virus per evitare che la Sicilia finisse in zona rossa. Diversa la valutazione dei pm di Palermo: il numero dei decessi, infatti, non incide in alcun modo nella decisione che colloca i territori in una fascia di colore invece che in un’altra. La dirigente fu sentita in Procura e ha sostenuto che proprio dall’assessorato sarebbe arrivato il “suggerimento” all’Iss di inserire la Sicilia tra le zone a rischio in quanto, nonostante i dati non fossero ancora tali da richiedere una scelta immediata in tal senso, il trend era molto preoccupante. L’inchiesta, che ha portato ai domiciliari la dirigente, riguarda anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza che si è dimesso dopo l’avviso di garanzia e che fu rinominato nel giugno dello scorso anno.
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