Il tribunale del Riesame si è riservato la decisione sulla richiesta di scarcerazione presentata dal costruttore mafioso Agostino Sansone, arrestato prima delle elezioni comunali per scambio elettorale politico-mafioso insieme al candidato di Forza Italia al Consiglio Comunale di Palermo Pietro Polizzi e al suo collaboratore Manlio Porretto.
Porretto ha rinunciato al riesame, mentre Polizzi non ha presentato richiesta di scarcerazione. I giudici depositeranno il provvedimento nei prossimi giorni. La Procura di Palermo – l’inchiesta è coordinata dall’aggiunto Paolo Guido – si è opposta alla richiesta di scarcerazione e ha depositato tre nuove intercettazioni a carico degli indagati.
Domani, invece, si terrà l’udienza davanti al Riesame che dovrà decidere della scarcerazione di un altro candidato consigliere comunale, Francesco Lombardo, di Fdi e del boss Vincenzo Vella, accusati anche loro di scambio elettorale politico-mafioso, finiti in carcere a ridosso delle elezioni. Anche in questo caso, secondo i pm, il politico avrebbe chiesto l’appoggio elettorale del mafioso mettendosi a disposizione della cosca.
Il permesso per il pizzo
Tre nuove intercettazioni potrebbero aggravare le posizioni di Agostino Sansone, costruttore mafioso che ospitò Totò Riina durante la latitanza, del suo collaboratore Manlio Porretto e dell’aspirante consigliere comunale di Forza Italia Pietro Polizzi. Il politico avrebbe chiesto l’appoggio elettorale di Sansone e in cambio si sarebbe messo a disposizione. Le intercettazioni sono state depositate dalla Procura di Palermo che ha svolto l’inchiesta agli atti del procedimento in corso davanti al tribunale del Riesame a cui Sansone ha fatto istanza di scarcerazione. In una, che risale al 25 maggio, il boss della Noce, Giancarlo Seidita, si rivolge a Sansone per ottenere l’autorizzazione a chiedere il pizzo ad alcuni imprenditori. Sansone si informa per capire se le vittime siano legate ad ambienti mafiosi e alla fine dà l’ok al taglieggiamento suggerendo addirittura a Seidita di aumentare la richiesta della tangente. Le conversazioni, per gli inquirenti, proverebbero il calibro mafioso di Sansone ritenuto dal capomafia Seidita un interlocutore autorevole, tanto da poter decidere di questioni importanti come le estorsioni.
«Lui è un 41-bis»
In un’altra conversazione intercettata, invece, Polizzi si sarebbe vantato con la madre dei suoi rapporti con il mafioso Giuseppe Mannino, indicandolo come «il 41-bis», espressione usata per dare l’idea del peso mafioso dell’uomo.
Il colpo di spugna sui debiti con fisco
Infine, da altre registrazioni è emerso che Polizzi, impiegato di Riscossione Sicilia, in cambio di soldi, avrebbe fatto annullare debiti col fisco di Sansone e che, dopo aver ricevuto 1.500 euro dal costruttore, avrebbe cancellato una cartella esattoriale di 37 mila euro destinata a Porretto.
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