“Però siamo stati iunco… ci siamo calati alla china!..(siamo stati giunco, ci siamo calati alla piena, ndr)”: usa una espressione dialettale che descrive la capacità di resilienza della famiglia mafiosa dell’Uditore Manlio Porretto, arrestato insieme al costruttore mafioso Agostino Sansone e al candidato al Comune di Forza Italia Pietro Polizzi per scambio elettorale politico-mafioso.

Porretto nelle intercettazioni descrive la filosofia mafiosa

Parlando con Sansone, non sapendo di essere intercettato, dopo aver siglato con l’aspirante consigliere l’accordo elettorale, Porretto ricorda al suo interlocutore come “nonostante le numerose e continue condanne, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e i sequestri la famiglia mafiosa era riuscita a resistere e- scrive il gip – richiama l’immagine della fiessibilità del ‘junco’, descrivendo una ben precisa filosofia mafiosa: riemergere dalla necessaria e alle volte ineluttabile strategia di sommersione, per poi rialzare nuovamente il capo, al momento opportuno, e ritornare più forti di prima, riallacciando i rapporti con la politica, ripristinando le vecchie e attivando nuove alleanze con gli appartenenti alle istituzioni”.

“Nessuno può parlare male di noialtri”

“Perché noi bene abbiamo fatto! – proseguono i due – Non è che c’è qualcuno che può parlare male di noialtri!”, parole che dimostrerebbero il “prestigio e la considerazione dei quali potevano disporre nell’attività di procacciamento di voti per Polizzi”.

Cosa diceva il candidato Polizzi oggi arrestato

“Se sono potente io, siete potenti voialtri. Hai risolto il problema della tua vita. Per questo dico che noialtri ci dobbiamo “adattare duoco”, e lo dobbiamo risolvere. Aiutami che tu lo sai che ti voglio bene, E tu lo sai che io quello che posso fare lo faccio. E lo so. E Lo dobbiamo fare.. cantiere, lo facciamo”.
Parlava così Pietro Polizzi candidato nella lista di Forza Italia e arrestato la scorsa notte dalla polizia insieme ad Agostino Sansone e Gaetano Manlio Porretto. Frasi che secondo i pm che hanno condotte le indagini sono alla base del patto tra Sansone e Polizzi.

L’ordinanza

Polizzi, come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Alfredo Montalto,” sarebbe stato ben consapevole dello spessore mafioso dell’anziano “uomo d’onore” che aveva di fronte, proseguiva fiducioso di poter ottenere un successo elettorale “buoni nel senso che ce la facciamo”, anche in ragione del consenso ottenuto con l’aiuto di Eusebio D’Alì, vicedirettore dell’azienda siciliana trasporti”.

Le intercettazioni

Intercettato Polizzi diceva: “Con mio zio Eusebio – si legge nell’ordinanza – ho fatto un sacco di cose “duoco” (ndr, lì) all’Ast quando hai bisogno all’Ast il contratto … la moglie è candidata di Micciché”.
Poi Polizzi parlando con Porretto si soffermavano su un politico “messo male”. “Minchia è messo male… incomp… l’hanno abbandonato tutti”, diceva Polizzi “non è ben visto”, rispondeva Poretto. “Vedi che è messo male, si litiga con… incomp non è ben visto… incomp… ti viene e ti dice: quanto vuoi?… incomp… in generale lui e buono! …incomp… io so più assai di te… tu io sai giusto? E Sansone afferma: lui non conosce a nessuno! Sansone”.

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