Esulta anche l’Ersu di Palermo per il risultato della classifica Censis che fa segnare una crescita dell’università del capoluogo siciliano. Crescita che si è materializzata con un  aumento di cinque punti nella media complessiva rispetto all’anno precedente per qualità dei servizi offerti agli studenti nel panorama nazionale. Un risultato confortante a cui l’ente per il diritto allo studio ritiene di aver contributo.

Borse di studio tutte pagate

“Le valutazioni del Censis sull’università degli studi di Palermo – dichiara il presidente Ersu Palermo, Giuseppe Di Miceli, commentando i dati della classifica degli atenei italiani nell’anno 2020/2021 – sono una buona notizia cui anche la nostra struttura ha contribuito. Infatti per l’anno accademico preso in esame, l’ente per il diritto allo studio universitario di Palermo ha pagato la totalità delle borse di studio, circa 10 mila, ai richiedenti aventi i requisiti sia per Unipa che per la Lumsa, che per le accademie di belle arti e per i conservatori di musica della Sicilia Occidentale”.

Perfomance confermata anche quest’anno

Una performance che è confermata anche per l’anno accademico in corso, il 2021/2022, per cui  sono state già pagati dall’Ersu palermitano altre 10 mila borse di studio destinate all’utenza delle istituzioni universitarie e Afam, le accademie di belle arti e conservatori di musica della Sicilia occidentale, contribuendo così per questo specifico aspetto anche per la prossima rilevazione Censis alle migliori performance.

Un aumento esponenziale

“L’aumento negli ultimi cinque anni, fino ad arrivare negli ultimi due anni al pagamento della totalità delle richieste di borsa di studio – conclude il presidente dell’Ersu Palermo, Giuseppe Di Miceli – è stato possibile grazie alle nuove strategie in materia di diritto allo studio messe in atto dal governo regionale guidato dal presidente Nello Musumeci, durante il quinquennio che volge al termine, che hanno creato una forte discontinuità con il quinquennio passato in cui una gran parte di studenti vedevano negato il diritto allo studio in termini di borse di studio per la forte carenza di risorse destinate a tale principio sancito, invece, dall’articolo 34 della Costituzione”.

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