- Il Pd di Ragusa comunica la chiusura del reparto di Urologia
- Una decisione assunta dall’Asp per l’impennata di ricoveri
- Appello alla direzione dell’azienda sanitaria per riaprire il reparto
L’impennata dei contagi e dei ricoveri in ospedale, ha spinto l’Asp di Ragusa a disporre nell’ospedale Giovanni Paolo II la chiusura del reparto di Urologia, accorpandolo a quello di Chirurgia. A dare la notizia è la segreteria cittadina del Partito democratico, intervenuta dopo alcune segnalazioni sulla vicenda.
“Non chiudere reparto così importante”
“Ci è stato detto – dichiara il segretario Calabrese – che la decisione di chiudere il reparto di Urologia si è resa necessaria per dirottarne il personale al reparto Covid. Ferma restando la convinzione che, data la situazione in cui ci ritroviamo rispetto all’andamento della pandemia, sia giusto potenziare il reparto nel quale vengono ricoverati i contagiati da Coronavirus che ne hanno bisogno, siamo tuttavia convinti che la soluzione non può essere quella di chiudere un reparto importante come quello di Urologia al Giovanni Paolo II di Ragusa che vanta professionalità di alto livello e serve tutto il bacino sanitario ibleo”.
Appello all’Asp
Il segretario cittadino del Pd di Ragusa lancia un appello all’Asp. “Nell’esprimere solidarietà nei confronti di quei lavoratori che vengono sballottati a destra e sinistra per colpa di carenze di organico, chiediamo all’ASP di Ragusa di attivarsi urgentemente per riaprire il reparto di Urologia, trovando il modo migliore per sopperire alla mancanza di personale, ricorrendo alla mobilità o ad assunzioni a tempo determinato. Il momento è difficile – conclude Calabrese – non lo si renda ancora più complesso chiudendo reparti che funzionano”.
Frenata della crescita dei ricoveri
In Italia soltanto la Sicilia ha al momento i requisiti per restare in zona gialla, mentre in Calabria e Sardegna le curve dei ricoveri sembrano appiattirsi; è quanto emerge dall’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche
“In giallo da lunedì 30 agosto, la Sicilia registra il 23% dei ricoverati nei reparti ordinari e il 13% dei ricoverati nelle terapie intensive, ma la crescita è in frenata”, osserva Sebastiani. “In Calabria – prosegue – le curve medie dei ricoverati nei reparti ordinari e nelle unità di terapia intensiva negli ultimi 5 giorni sembrano appiattirsi sui valori del 17% e 9%, rispettivamente; in Sardegna le curve medie dei ricoverati nei reparti ordinari e in quelli di terapia intensiva sembrano appiattirsi sui valori del 14% e 12%”.
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